Il saggio si focalizza su un particolare fenomeno della cultura visuale contemporanea, ampiamente dibattuto a livello internazionale: la fotografia come strumento di rivendicazione politica e giudiziaria in seguito ai crimini perpetrati in uno stato di terrore. Al tramonto delle dittature militari, molte opere di artisti latino-americani hanno cercato di dare espressione in diversi modi al dolore collettivo e alle lacerazioni sociali causate dalle politiche di sequestro e sparizione di massa. Da un lato, infatti, questa pratica mediale della memoria si fondano principalmente su un’estetizzazione dell’assenza, ovvero una riflessione dedicata allo spazio svuotato dalla presenza di un corpo. Dall’altro, le strategie creative per affrontare il trauma culturale mirano a denunciare politicamente il diniego alla sepoltura quale mezzo usato per perpetrare nel tempo lo stato di terrore. L’annichilimento del corpo della vittima e l’ostruzione al rito funebre inducono i familiari a fare esperienza dell’immagine privata come se fosse l’unico strumento per celebrare il proprio lutto. In altre parole, la stessa natura indicale della fotografia corrobora il valore di reliquia riposto in un ritratto, che non può essere posato sulla tomba del caro estinto. Allo stesso tempo, questa pratica sociale mantiene vivo il desiderio di riumanizzare la vittima a fronte della possibilità, anche remota, che di essa ne rimangano solo pochi, frammentari resti. Attraverso l’analisi di quattro casi, ciascuno basato sul riuso e la ricontestuallizzazione di foto di famiglia - Buena Memoria di Marcelo Brodsky (1996); Arqueología de la ausencia di Lucila Quieto (2000-2001); Ausenc'asdi Gustavo Germano (2006), Fotos tuyas di Inés Ulanovky (2006) - si cercherà di comprendere come l’estetica del privato/familiare si traduca letteralmente nella rappresentazione di un passato traumatico e violento.
Cati, A., Figure dell’assenza. L’immagine privata contro le politiche della sparizione forzata, in E. Menduni, L. M. (ed.), Fotografia e culture visuali del XXI secolo, RomaTrE-Press, Roma 2018: 203- 215 [http://hdl.handle.net/10807/154872]
Figure dell’assenza. L’immagine privata contro le politiche della sparizione forzata
Cati, Alice
2018
Abstract
Il saggio si focalizza su un particolare fenomeno della cultura visuale contemporanea, ampiamente dibattuto a livello internazionale: la fotografia come strumento di rivendicazione politica e giudiziaria in seguito ai crimini perpetrati in uno stato di terrore. Al tramonto delle dittature militari, molte opere di artisti latino-americani hanno cercato di dare espressione in diversi modi al dolore collettivo e alle lacerazioni sociali causate dalle politiche di sequestro e sparizione di massa. Da un lato, infatti, questa pratica mediale della memoria si fondano principalmente su un’estetizzazione dell’assenza, ovvero una riflessione dedicata allo spazio svuotato dalla presenza di un corpo. Dall’altro, le strategie creative per affrontare il trauma culturale mirano a denunciare politicamente il diniego alla sepoltura quale mezzo usato per perpetrare nel tempo lo stato di terrore. L’annichilimento del corpo della vittima e l’ostruzione al rito funebre inducono i familiari a fare esperienza dell’immagine privata come se fosse l’unico strumento per celebrare il proprio lutto. In altre parole, la stessa natura indicale della fotografia corrobora il valore di reliquia riposto in un ritratto, che non può essere posato sulla tomba del caro estinto. Allo stesso tempo, questa pratica sociale mantiene vivo il desiderio di riumanizzare la vittima a fronte della possibilità, anche remota, che di essa ne rimangano solo pochi, frammentari resti. Attraverso l’analisi di quattro casi, ciascuno basato sul riuso e la ricontestuallizzazione di foto di famiglia - Buena Memoria di Marcelo Brodsky (1996); Arqueología de la ausencia di Lucila Quieto (2000-2001); Ausenc'asdi Gustavo Germano (2006), Fotos tuyas di Inés Ulanovky (2006) - si cercherà di comprendere come l’estetica del privato/familiare si traduca letteralmente nella rappresentazione di un passato traumatico e violento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.