Il saggio è una esplorazione a tutto tondo dell’ultima fatica di Arturo Graf, L’anglomania e l’influsso inglese in Italia del secolo XVIII (1911), un’opera molto eccentrica nel percorso critico e letterario del grande storico della letteratura (e poeta, ora quasi dimenticato, ma all’epoca spesso considerato quasi al livello di Pascoli e Carducci). Nella prima parte del lavoro, si avanzano ipotesi sulla genesi d’un’opera tanto imprevedibile, avvolta nel mistero data la riservatezza dell’autore e il fatto che quasi tutte le sue carte (lettere, manoscritti, schede di lavoro ecc.) sono andate perdute. Si muove quindi all’apprezzamento delle qualità stilistiche e strutturali del libro, che lo rendono tuttora non solo imprescindibile per l’erudizione, ma anche godibilissimo per la vivacità di scrittura e di invenzione – quasi l’anello di congiunzione fra l’anima più rigorosamente critica e quella più estrosamente creativa del Graf (da qui il titolo del contributo: “l’estro erudito”). Nella seconda parte del lavoro, viene studiata la fortuna critica del libro, e la sua continua ‘presenza’, spesso ‘sotterranea’, nelle pagine di due fra i maggiori critici-scrittori del nostro Novecento, Mario Praz e Carlo Dionisotti. Tale ricognizione è occasione per una panoramica sull’anglomania italiana novecentesca (e italomania inglese ) e per una riflessione sull’utilità di una rilettura dell’opera di Graf al giorno d’oggi, cioè “in quella che, dai tempi della Rivoluzione Gloriosa, è forse l’unica congiuntura storica in cui il Regno Unito, negli smarrimenti della Brexit, appaia men che degno” del suo destino (anche) europeo. Al saggio è allegata una fitta nota bio-bibliografica.
Rognoni, F., L’estro erudito. Rileggendo l’Anglomania di Arturo Graf, in Rognoni, F., Goffi, P. (ed.), L'anglomania e l'influsso inglese in Italia nel secolo XVIII, La scuola di Pitagora, Napoli 2020: <<Pietas literaria>>, VII- XLIV [https://hdl.handle.net/10807/152590]
L’estro erudito. Rileggendo l’Anglomania di Arturo Graf
Rognoni, Francesco
2020
Abstract
Il saggio è una esplorazione a tutto tondo dell’ultima fatica di Arturo Graf, L’anglomania e l’influsso inglese in Italia del secolo XVIII (1911), un’opera molto eccentrica nel percorso critico e letterario del grande storico della letteratura (e poeta, ora quasi dimenticato, ma all’epoca spesso considerato quasi al livello di Pascoli e Carducci). Nella prima parte del lavoro, si avanzano ipotesi sulla genesi d’un’opera tanto imprevedibile, avvolta nel mistero data la riservatezza dell’autore e il fatto che quasi tutte le sue carte (lettere, manoscritti, schede di lavoro ecc.) sono andate perdute. Si muove quindi all’apprezzamento delle qualità stilistiche e strutturali del libro, che lo rendono tuttora non solo imprescindibile per l’erudizione, ma anche godibilissimo per la vivacità di scrittura e di invenzione – quasi l’anello di congiunzione fra l’anima più rigorosamente critica e quella più estrosamente creativa del Graf (da qui il titolo del contributo: “l’estro erudito”). Nella seconda parte del lavoro, viene studiata la fortuna critica del libro, e la sua continua ‘presenza’, spesso ‘sotterranea’, nelle pagine di due fra i maggiori critici-scrittori del nostro Novecento, Mario Praz e Carlo Dionisotti. Tale ricognizione è occasione per una panoramica sull’anglomania italiana novecentesca (e italomania inglese ) e per una riflessione sull’utilità di una rilettura dell’opera di Graf al giorno d’oggi, cioè “in quella che, dai tempi della Rivoluzione Gloriosa, è forse l’unica congiuntura storica in cui il Regno Unito, negli smarrimenti della Brexit, appaia men che degno” del suo destino (anche) europeo. Al saggio è allegata una fitta nota bio-bibliografica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.