L’attuazione del principio di responsabilità comune ma differenziata in relazione al riscaldamento globale è molto complessa. Il primo protocollo vincolante concretizza tale principio con riferimento alle emissioni di gas serra prodotte in un paese in un determinato anno. Tuttavia la responsabilità di ogni paese dovrebbe essere valutata considerando le emissioni globalmente prodotte, quindi tenendo conto del cumulo di emissioni imputabili al paese, data la lunga permanenza dei gas serra nell’atmosfera; delle emissioni legate ai consumi effettuati nel paese, a prescindere da dove i beni consumati siano prodotti; del differente peso demografico, in quanto la quota di emissioni assegnabile ad un paese dovrebbe essere in relazione alla quota di popolazione. Comunque, a prescindere dal modo in cui vengono contabilizzate le emissioni, affrontare il riscaldamento globale focalizzandosi solo sulle emissioni potrebbe non essere sufficiente. L’esperienza passata insegna che riduzioni delle emissioni in singoli paesi possono essere conseguite grazie alla delocalizzazione di produzioni e per effetto di fenomeni recessivi. Nel primo caso non si verificherebbe alcuna riduzione nel totale delle emissioni; nel secondo caso, il problema del riscaldamento globale si ripresenterebbe nella sua drammaticità, superata la recessione. Per questo è di particolare importanza che la negoziazione nelle prossime COP non riguardi limiti alle emissioni, ma standard di efficienza energetica e intensità carbonica, anche con una differenziazione di responsabilità. Le economie più avanzate, dotate di maggiori conoscenze tecno-logiche, degli ingenti strumenti finanziari necessari per supportare la transizione energetica, di istituzioni capaci di promuovere l’efficienza energetica e di ridurre l’intensità carbonica, potrebbero essere di esempio, guida e sostegno per le economie meno avanzate, in modo tale da raggiungere insieme gli SDGs evitando quel trade off tra obiettivi che troppo spesso si è verificato in passato e che anche l’attuale pandemia continua a confermare.
Pellizzari, F., Responsabilità comune e differenziata nel riscaldamento globale, <<Responsabilità comune e differenziata nel riscaldamento globale>>, 2020; 2020 (03/20): 3-45 [http://hdl.handle.net/10807/151944]
Responsabilità comune e differenziata nel riscaldamento globale
Pellizzari, Fausta
2020
Abstract
L’attuazione del principio di responsabilità comune ma differenziata in relazione al riscaldamento globale è molto complessa. Il primo protocollo vincolante concretizza tale principio con riferimento alle emissioni di gas serra prodotte in un paese in un determinato anno. Tuttavia la responsabilità di ogni paese dovrebbe essere valutata considerando le emissioni globalmente prodotte, quindi tenendo conto del cumulo di emissioni imputabili al paese, data la lunga permanenza dei gas serra nell’atmosfera; delle emissioni legate ai consumi effettuati nel paese, a prescindere da dove i beni consumati siano prodotti; del differente peso demografico, in quanto la quota di emissioni assegnabile ad un paese dovrebbe essere in relazione alla quota di popolazione. Comunque, a prescindere dal modo in cui vengono contabilizzate le emissioni, affrontare il riscaldamento globale focalizzandosi solo sulle emissioni potrebbe non essere sufficiente. L’esperienza passata insegna che riduzioni delle emissioni in singoli paesi possono essere conseguite grazie alla delocalizzazione di produzioni e per effetto di fenomeni recessivi. Nel primo caso non si verificherebbe alcuna riduzione nel totale delle emissioni; nel secondo caso, il problema del riscaldamento globale si ripresenterebbe nella sua drammaticità, superata la recessione. Per questo è di particolare importanza che la negoziazione nelle prossime COP non riguardi limiti alle emissioni, ma standard di efficienza energetica e intensità carbonica, anche con una differenziazione di responsabilità. Le economie più avanzate, dotate di maggiori conoscenze tecno-logiche, degli ingenti strumenti finanziari necessari per supportare la transizione energetica, di istituzioni capaci di promuovere l’efficienza energetica e di ridurre l’intensità carbonica, potrebbero essere di esempio, guida e sostegno per le economie meno avanzate, in modo tale da raggiungere insieme gli SDGs evitando quel trade off tra obiettivi che troppo spesso si è verificato in passato e che anche l’attuale pandemia continua a confermare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.