La scelta statunitense di ritirarsi dal trattato del 1987 sui missili a raggio intermedio (trattato INF) mette in discussione uno status quo ormai consolidato e riporta in auge questioni delicate, legate al ruolo svolto dalle armi nucleari nel garantire la sicurezza euro-atlantica e la stabilità del sistema internazionale. Il processo avviato dalla decisione di Washington non interessa, infatti, solo il quadro dei rapporti Stati Uniti-Russia – all’interno del quale ha preso le mosse – ma rischia di avere ricadute globali, da una parte chiamando in causa il ruolo della Repubblica popolare cinese (tuttora non intenzionata a farsi coinvolgere in accordi che vincolerebbero la sua autonomia d’azione), dall’altra mettendo in discussione l’intero sistema di limitazione delle armi strategiche, a partire dal c.d. “Nuovo trattato START”, il cui eventuale rinnovo -- previsto per il febbraio 2021 – è già diventato oggetto di contesa. La opzioni statunitensi e russe per il rinnovo e l’ammodernamento degli attuali arsenali si collocano sullo sfondo del dibattito, saldandosi, nel caso di Washington, anche alla volontà dell’amministrazione di sostenere l’industria nazionale e al coinvolgimento nei vari programma di tutti i grandi player del comparto Difesa. Centrale è, infine, il ruolo della NATO e dell’Europa; la prima che, pure appoggiando la posizione statunitense e addebitando a Mosca la «sola responsabilità» del fallimento del trattato INF, ha dichiarato di volere rispondere «in modo misurato e responsabile» alle possibili conseguenze, la seconda che sembra, invece, fare fatica ad accettare l’idea che, dopo tanto tempo, la questione nucleare sia tornata di nuovo a occupare un posto “di peso” nell’agenda internazionale.
Pastori, G., The US withdrawal from the INF treaty and its impacts on Europe and the Atlantic Alliance, Osservatorio Strategico [CeMiSS] - 2019/04, Centro Militare di Studi Strategici, Roma 2019: 8-11 [http://hdl.handle.net/10807/151347]
The US withdrawal from the INF treaty and its impacts on Europe and the Atlantic Alliance
Pastori, Gianluca
2019
Abstract
La scelta statunitense di ritirarsi dal trattato del 1987 sui missili a raggio intermedio (trattato INF) mette in discussione uno status quo ormai consolidato e riporta in auge questioni delicate, legate al ruolo svolto dalle armi nucleari nel garantire la sicurezza euro-atlantica e la stabilità del sistema internazionale. Il processo avviato dalla decisione di Washington non interessa, infatti, solo il quadro dei rapporti Stati Uniti-Russia – all’interno del quale ha preso le mosse – ma rischia di avere ricadute globali, da una parte chiamando in causa il ruolo della Repubblica popolare cinese (tuttora non intenzionata a farsi coinvolgere in accordi che vincolerebbero la sua autonomia d’azione), dall’altra mettendo in discussione l’intero sistema di limitazione delle armi strategiche, a partire dal c.d. “Nuovo trattato START”, il cui eventuale rinnovo -- previsto per il febbraio 2021 – è già diventato oggetto di contesa. La opzioni statunitensi e russe per il rinnovo e l’ammodernamento degli attuali arsenali si collocano sullo sfondo del dibattito, saldandosi, nel caso di Washington, anche alla volontà dell’amministrazione di sostenere l’industria nazionale e al coinvolgimento nei vari programma di tutti i grandi player del comparto Difesa. Centrale è, infine, il ruolo della NATO e dell’Europa; la prima che, pure appoggiando la posizione statunitense e addebitando a Mosca la «sola responsabilità» del fallimento del trattato INF, ha dichiarato di volere rispondere «in modo misurato e responsabile» alle possibili conseguenze, la seconda che sembra, invece, fare fatica ad accettare l’idea che, dopo tanto tempo, la questione nucleare sia tornata di nuovo a occupare un posto “di peso” nell’agenda internazionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.