La ripresa, dopo la pausa estiva, della campagna per le elezioni presidenziali statunitensi del 2020 offre una buona occasione per fare il punto su un processo che – qualunque siano le sue conclusioni -- avrà ricadute importanti sul rapporto transatlantico. Data per scontata la candidatura a un secondo mandato del Presidente uscente, Donald Trump, la lotta si è svolta sinora soprattutto nel campo democratico. Qui, l’ex vicepresidente Joe Biden, esponente della corrente mainstraem del partito, guida i sondaggi con un rassicurante margine di vantaggio sui suoi sfidanti “di sinistra”, Bernie Sanders ed Elizabeth Warren. I punti di forza di Biden (la postura centrista e la continuità con quella che è stata, fino a oggi, l’esperienza governativa del Partito democratico) rischiano però di rappresentare – come è stato nel caso di Hillary Clinton nel 2016 -- altrettanti punti di debolezza nel confronto con i suoi avversari diretti. Apertamente critico circa le scelte trumpiane, Biden è forse, da un punto di vista europeo, l’opzione migliore, anche alla luce delle incognite che circondano le scelte di politica estera dei suoi rivali e le potenziali criticità emerse riguardo ai punti già noti. Vi è, infine, il tema dell’atteggiamento che terrà la Casa Bianca. Nonostante indici di approvazione non particolarmente alti, i buoni risultati in campo economico potrebbero, infatti, favorire Donald Trump nella corsa alla riconferma, a meno che i segnali di difficoltà d questi mesi non si consolidino. Molto dipenderà, comunque, da come il Presidente sceglierà di impostare una campagna la cui maggiore difficoltà sarà quella di trasmettere all’elettorato il senso del ruolo dal lui svolto nel conseguire i risultati che gli Stati Uniti hanno ottenuto negli ultimi quattro anni.
Pastori, G., Approaching the 2020 US presidential elections, Osservatorio Strategico [CeMiSS] - 2019/03, Centro Militare di Studi Strategici, Roma 2019: 8-11 [http://hdl.handle.net/10807/151346]
Approaching the 2020 US presidential elections
Pastori, GianlucaPrimo
2019
Abstract
La ripresa, dopo la pausa estiva, della campagna per le elezioni presidenziali statunitensi del 2020 offre una buona occasione per fare il punto su un processo che – qualunque siano le sue conclusioni -- avrà ricadute importanti sul rapporto transatlantico. Data per scontata la candidatura a un secondo mandato del Presidente uscente, Donald Trump, la lotta si è svolta sinora soprattutto nel campo democratico. Qui, l’ex vicepresidente Joe Biden, esponente della corrente mainstraem del partito, guida i sondaggi con un rassicurante margine di vantaggio sui suoi sfidanti “di sinistra”, Bernie Sanders ed Elizabeth Warren. I punti di forza di Biden (la postura centrista e la continuità con quella che è stata, fino a oggi, l’esperienza governativa del Partito democratico) rischiano però di rappresentare – come è stato nel caso di Hillary Clinton nel 2016 -- altrettanti punti di debolezza nel confronto con i suoi avversari diretti. Apertamente critico circa le scelte trumpiane, Biden è forse, da un punto di vista europeo, l’opzione migliore, anche alla luce delle incognite che circondano le scelte di politica estera dei suoi rivali e le potenziali criticità emerse riguardo ai punti già noti. Vi è, infine, il tema dell’atteggiamento che terrà la Casa Bianca. Nonostante indici di approvazione non particolarmente alti, i buoni risultati in campo economico potrebbero, infatti, favorire Donald Trump nella corsa alla riconferma, a meno che i segnali di difficoltà d questi mesi non si consolidino. Molto dipenderà, comunque, da come il Presidente sceglierà di impostare una campagna la cui maggiore difficoltà sarà quella di trasmettere all’elettorato il senso del ruolo dal lui svolto nel conseguire i risultati che gli Stati Uniti hanno ottenuto negli ultimi quattro anni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.