Nello scenario italiano, caratterizzato da uno scarso sviluppo dei sistemi di trasporto collettivi, lo spazio per i servizi di mobilità condivisa (o sharing mobility) sembra assai promettente e rappresenta il vero traino dell’economia condivisa nel nostro paese. Infatti, nonostante la prevalenza di un modello «individualistico» imperniato sul possesso e [sull’]uso di veicoli privati, la sharing mobility sembra riempire perfettamente gli «interstizi» che si snodano tra l’auto e il trasporto pubblico, i due principali mezzi utilizzati dagli italiani. Sicuramente gli aspetti più apprezzati sono legati alla flessibilità d’uso che queste nuove forme di mobilità mettono a disposizione dei cittadini, oltre ai vantaggi in termini di risparmio economico e di riduzione degli impatti inquinanti. Tuttavia, tra car sharing e car pooling, è il secondo a presentare maggiori potenzialità innovative. La condivisione di passaggi (o ride-sharing), infatti, sembra favorire la creazione di relazioni sociali e di fiducia tra gli utenti che decidono, grazie agli strumenti digitali, di condividere viaggi più o meno lunghi, amplificando gli effetti virtuosi della mobilità condivisa oltre a convenienza, sostenibilità e l’ estrema adattabilità. Gestire e innovare la mobilità urbana attraverso la condivisione significa, però, agire non solo sul piano delle infrastrutture o della varietà e complementarità delle reti di trasporto ma operare anche sulle competenze di mobilità e i fattori socio-cognitivi associati all’adozione di ogni mezzo di spostamento. L’accessibilità economica e culturale diviene, allora, un punto fondamentale su cui la regolazione e le politiche pubbliche possono svolgere un ruolo centrale per la promozione e l’efficacia dei sistemi di sharing mobility. Infatti, la diffusione e l’inclusività della mobilità condivisa incrociano direttamente le competenze digitali dei soggetti, la loro attitudine all’uso della moneta digitale (e pertanto devono essere bancabili), nonché la disponibilità di altre alternative di trasporto in una logica intermodale.

Lunghi, C., Arcidiacono, D. L., Pratiche di mobilità condivisa, in Lunghi, L. C., Bovone L, B. L. (ed.), Italia creativa. Condivisione, sostenibilità, innovazione, Donzelli, ROMA -- ITA 2020: 85- 104 [http://hdl.handle.net/10807/149711]

Pratiche di mobilità condivisa

Lunghi, Carla
Co-primo
Writing – Original Draft Preparation
;
Arcidiacono, Davide Luca
Co-primo
Writing – Original Draft Preparation
2020

Abstract

Nello scenario italiano, caratterizzato da uno scarso sviluppo dei sistemi di trasporto collettivi, lo spazio per i servizi di mobilità condivisa (o sharing mobility) sembra assai promettente e rappresenta il vero traino dell’economia condivisa nel nostro paese. Infatti, nonostante la prevalenza di un modello «individualistico» imperniato sul possesso e [sull’]uso di veicoli privati, la sharing mobility sembra riempire perfettamente gli «interstizi» che si snodano tra l’auto e il trasporto pubblico, i due principali mezzi utilizzati dagli italiani. Sicuramente gli aspetti più apprezzati sono legati alla flessibilità d’uso che queste nuove forme di mobilità mettono a disposizione dei cittadini, oltre ai vantaggi in termini di risparmio economico e di riduzione degli impatti inquinanti. Tuttavia, tra car sharing e car pooling, è il secondo a presentare maggiori potenzialità innovative. La condivisione di passaggi (o ride-sharing), infatti, sembra favorire la creazione di relazioni sociali e di fiducia tra gli utenti che decidono, grazie agli strumenti digitali, di condividere viaggi più o meno lunghi, amplificando gli effetti virtuosi della mobilità condivisa oltre a convenienza, sostenibilità e l’ estrema adattabilità. Gestire e innovare la mobilità urbana attraverso la condivisione significa, però, agire non solo sul piano delle infrastrutture o della varietà e complementarità delle reti di trasporto ma operare anche sulle competenze di mobilità e i fattori socio-cognitivi associati all’adozione di ogni mezzo di spostamento. L’accessibilità economica e culturale diviene, allora, un punto fondamentale su cui la regolazione e le politiche pubbliche possono svolgere un ruolo centrale per la promozione e l’efficacia dei sistemi di sharing mobility. Infatti, la diffusione e l’inclusività della mobilità condivisa incrociano direttamente le competenze digitali dei soggetti, la loro attitudine all’uso della moneta digitale (e pertanto devono essere bancabili), nonché la disponibilità di altre alternative di trasporto in una logica intermodale.
2020
Italiano
Italia creativa. Condivisione, sostenibilità, innovazione
9788855220132
Donzelli
Lunghi, C., Arcidiacono, D. L., Pratiche di mobilità condivisa, in Lunghi, L. C., Bovone L, B. L. (ed.), Italia creativa. Condivisione, sostenibilità, innovazione, Donzelli, ROMA -- ITA 2020: 85- 104 [http://hdl.handle.net/10807/149711]
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