Questo studio, dedicato al razionalismo critico di Hans Albert – la prima monografia sul filosofo tedesco in Italia – intende metterne in luce le possibilità costruttive e i limiti. Sviluppando e radicalizzando il pensiero di Popper, nel confronto con altri suoi “allievi” quali Feyerabend e Bartley, Albert rifiuta ogni forma di processo fondativo – sia in epistemologia, sia negli altri ambiti della prassi umana – e attacca polemicamente le correnti teologiche e filosofiche emergenti e più influenti: la Scuola di Francoforte, la pragmatica trascendentale di Apel, l’ermeneutica di Heidegger e Gadamer, fino agli sviluppi della teologia in Bultmann, Ebeling, Pannenberg e Küng. Su quest’ultimo fronte, in particolare, si concentra questo libro, dal momento che la filosofia albertiana vuole delineare una coerente immagine del mondo, figlia del progresso della civiltà occidentale improntata alla ricerca empirica della verità: l’interlocutore naturale diventa quindi la religione, espressione di una metafisica “sociomorfa” che le scienze empiriche avrebbero contribuito a distruggere. I dibattiti e le polemiche suscitati dal fallibilismo di Albert vengono riferiti con larga ampiezza, e si fa così conoscenza del suo stile, sempre brillante e talvolta sprezzante, ma spesso ricco di argomentazioni acute ed efficaci.
Fossati, L., Ragione e dogma. Hans Albert critico della teologia, Guida, Napoli 2003: 242 [http://hdl.handle.net/10807/14949]
Ragione e dogma. Hans Albert critico della teologia
Fossati, Lorenzo
2003
Abstract
Questo studio, dedicato al razionalismo critico di Hans Albert – la prima monografia sul filosofo tedesco in Italia – intende metterne in luce le possibilità costruttive e i limiti. Sviluppando e radicalizzando il pensiero di Popper, nel confronto con altri suoi “allievi” quali Feyerabend e Bartley, Albert rifiuta ogni forma di processo fondativo – sia in epistemologia, sia negli altri ambiti della prassi umana – e attacca polemicamente le correnti teologiche e filosofiche emergenti e più influenti: la Scuola di Francoforte, la pragmatica trascendentale di Apel, l’ermeneutica di Heidegger e Gadamer, fino agli sviluppi della teologia in Bultmann, Ebeling, Pannenberg e Küng. Su quest’ultimo fronte, in particolare, si concentra questo libro, dal momento che la filosofia albertiana vuole delineare una coerente immagine del mondo, figlia del progresso della civiltà occidentale improntata alla ricerca empirica della verità: l’interlocutore naturale diventa quindi la religione, espressione di una metafisica “sociomorfa” che le scienze empiriche avrebbero contribuito a distruggere. I dibattiti e le polemiche suscitati dal fallibilismo di Albert vengono riferiti con larga ampiezza, e si fa così conoscenza del suo stile, sempre brillante e talvolta sprezzante, ma spesso ricco di argomentazioni acute ed efficaci.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.