In molti paesi europei ed extra-europei si osserva un aumento dei parti che vengono assistiti con il taglio cesareo (TC), con frequenze che si collocano intorno al 25-30%. Anche nel Lazio si osserva un andamento simile: in un periodo di vent’anni, dal 1985 al 2005, i TC sono aumentati dal 23% al 42,7% con un incremento pari all’85,7%. Confrontando questi valori con quelli di altre regioni italiane, il Lazio insieme alla Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Molise e Calabria si colloca ai primi posti, mentre altre regioni come la Lombardia, il Veneto e la Toscana presentano una frequenza di TC notevolmente inferiore (al di sotto del 30%); il Friuli Venezia Giulia ha la frequenza di TC più bassa (22%). Valori così elevati non sembrano giustificati da una maggiore frequenza di quelle condizioni cliniche (ad esempio ritardo di crescita intrauterino o patologie della placenta) che, correttamente, possono rappresentare un’indicazione ad assistere il parto con taglio cesareo. Anche escludendo dalla valutazione del fenomeno i cesarei ripetuti, che nel 2005 rappresentavano nella regione il 27,2% del totale dei cesarei, il tasso osservato di primi cesarei (35,3%) risulta ancora molto più elevato di quello di altri paesi e regioni italiane. C’è inoltre da sottolineare che sia il Piano Sanitario Nazionale del 2006-2008 che quello precedente hanno indicato tra gli obiettivi da raggiungere la riduzione del ricorso al taglio cesareo. E’ quindi opportuno valutare anche il contributo svolto da fattori “non clinici”. Un’analisi delle schede di nascita di tutti i parti effettuati nella regione ha evidenziato che, a parità di condizioni cliniche della donna e del feto, la probabilità di ricorso al TC è più alta del 35% nelle maternità private convenzionate e del 64% in quelle completamente private rispetto a quella osservata nelle maternità pubbliche. L’effetto del punto nascita, che a sua volta è determinato da fattori organizzativi della struttura ed individuali dei singoli operatori, spiega parte della variabilità osservata fra i singoli istituti. Da una analisi effettuata da Laziosanità, Agenzia di Sanità Pubblica sulle nascite del 2003-2005 emerge una notevole diversità nel ricorso al taglio cesareo, anche fra centri di pari livello di complessità. Nel 2005 negli ospedali pubblici i valori osservati erano compresi fra il 28% e il 64%; in quelli universitari, fra il 44% ed il 54%; nelle maternità private accreditate, fra il 35% ed il 64%; e nelle maternità completamente private, fra il 72% e l’86%. Tale variabilità rimane confermata anche controllando per l’effetto di fattori clinici. Le implicazioni di queste evidenze sono numerose: il fatto che una donna, a parità di condizioni cliniche, possa ricevere cure differenti a seconda del “luogo” presso il quale viene assistita, pone importanti interrogativi sulla appropriatezza, efficacia ed eticità della professione sanitaria. In questo contesto, la realizzazione di interventi finalizzati alla diffusione di pratiche diagnostiche e terapeutiche di documentata efficacia appare di estrema attualità e rilevanza per la sanità pubblica, per i singoli operatori e per l’utenza. Le linee-guida sul TC che sono oggetto di questa pubblicazione, e che rappresentano un aggiornamento di quelle pubblicate nel 1999 e recepite dalla Giunta Regionale con DGR n. 2806 del 25/05/1999 costituiscono uno sforzo in questo senso. Vale la pena ricordare che le linee-guida sono “raccomandazioni di comportamento clinico, prodotte attraverso un processo sistematico, allo scopo di assistere medici e pazienti nel decidere quali siano le modalità di assistenza più appropriate in specifiche circostanze cliniche”. Non devono quindi essere considerate in alcun modo come “percorsi” o protocolli diagnostico-terapeutici, ma possono essere un utile strumento per il miglioramento delle pratiche cliniche. Per una loro valutazione e implementazione si suggerisce ai Dirigenti di UOC di promuovere periodiche riunioni tra pari, all’interno di ciascun punto nascita, finalizzate all’attuazione di percorsi condivisi.

Castellano, A., Dell'Aquila, C., Di Lallo, D., Ferrazzani, S., Proietti, P., Scotto Di Palumbo, V., Spinelli, A., Torcia, F., Tempesta, F., Linee guida sul Taglio Cesareo (revisione Linee guida del 1999), in Laziosanità - Agenzia Di Sanità Pubblic, L. -. A. D. S. P. (ed.), Linee guida sul Taglio Cesareo (revisione Linee guida del 1999), LazioSanità - Agenzia di Sanità Pubblica, Pontelucano Tivoli 2006: 1- 71 [http://hdl.handle.net/10807/14851]

Linee guida sul Taglio Cesareo (revisione Linee guida del 1999)

Ferrazzani, Sergio;
2006

Abstract

In molti paesi europei ed extra-europei si osserva un aumento dei parti che vengono assistiti con il taglio cesareo (TC), con frequenze che si collocano intorno al 25-30%. Anche nel Lazio si osserva un andamento simile: in un periodo di vent’anni, dal 1985 al 2005, i TC sono aumentati dal 23% al 42,7% con un incremento pari all’85,7%. Confrontando questi valori con quelli di altre regioni italiane, il Lazio insieme alla Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Molise e Calabria si colloca ai primi posti, mentre altre regioni come la Lombardia, il Veneto e la Toscana presentano una frequenza di TC notevolmente inferiore (al di sotto del 30%); il Friuli Venezia Giulia ha la frequenza di TC più bassa (22%). Valori così elevati non sembrano giustificati da una maggiore frequenza di quelle condizioni cliniche (ad esempio ritardo di crescita intrauterino o patologie della placenta) che, correttamente, possono rappresentare un’indicazione ad assistere il parto con taglio cesareo. Anche escludendo dalla valutazione del fenomeno i cesarei ripetuti, che nel 2005 rappresentavano nella regione il 27,2% del totale dei cesarei, il tasso osservato di primi cesarei (35,3%) risulta ancora molto più elevato di quello di altri paesi e regioni italiane. C’è inoltre da sottolineare che sia il Piano Sanitario Nazionale del 2006-2008 che quello precedente hanno indicato tra gli obiettivi da raggiungere la riduzione del ricorso al taglio cesareo. E’ quindi opportuno valutare anche il contributo svolto da fattori “non clinici”. Un’analisi delle schede di nascita di tutti i parti effettuati nella regione ha evidenziato che, a parità di condizioni cliniche della donna e del feto, la probabilità di ricorso al TC è più alta del 35% nelle maternità private convenzionate e del 64% in quelle completamente private rispetto a quella osservata nelle maternità pubbliche. L’effetto del punto nascita, che a sua volta è determinato da fattori organizzativi della struttura ed individuali dei singoli operatori, spiega parte della variabilità osservata fra i singoli istituti. Da una analisi effettuata da Laziosanità, Agenzia di Sanità Pubblica sulle nascite del 2003-2005 emerge una notevole diversità nel ricorso al taglio cesareo, anche fra centri di pari livello di complessità. Nel 2005 negli ospedali pubblici i valori osservati erano compresi fra il 28% e il 64%; in quelli universitari, fra il 44% ed il 54%; nelle maternità private accreditate, fra il 35% ed il 64%; e nelle maternità completamente private, fra il 72% e l’86%. Tale variabilità rimane confermata anche controllando per l’effetto di fattori clinici. Le implicazioni di queste evidenze sono numerose: il fatto che una donna, a parità di condizioni cliniche, possa ricevere cure differenti a seconda del “luogo” presso il quale viene assistita, pone importanti interrogativi sulla appropriatezza, efficacia ed eticità della professione sanitaria. In questo contesto, la realizzazione di interventi finalizzati alla diffusione di pratiche diagnostiche e terapeutiche di documentata efficacia appare di estrema attualità e rilevanza per la sanità pubblica, per i singoli operatori e per l’utenza. Le linee-guida sul TC che sono oggetto di questa pubblicazione, e che rappresentano un aggiornamento di quelle pubblicate nel 1999 e recepite dalla Giunta Regionale con DGR n. 2806 del 25/05/1999 costituiscono uno sforzo in questo senso. Vale la pena ricordare che le linee-guida sono “raccomandazioni di comportamento clinico, prodotte attraverso un processo sistematico, allo scopo di assistere medici e pazienti nel decidere quali siano le modalità di assistenza più appropriate in specifiche circostanze cliniche”. Non devono quindi essere considerate in alcun modo come “percorsi” o protocolli diagnostico-terapeutici, ma possono essere un utile strumento per il miglioramento delle pratiche cliniche. Per una loro valutazione e implementazione si suggerisce ai Dirigenti di UOC di promuovere periodiche riunioni tra pari, all’interno di ciascun punto nascita, finalizzate all’attuazione di percorsi condivisi.
2006
Italiano
Linee guida sul Taglio Cesareo (revisione Linee guida del 1999)
Castellano, A., Dell'Aquila, C., Di Lallo, D., Ferrazzani, S., Proietti, P., Scotto Di Palumbo, V., Spinelli, A., Torcia, F., Tempesta, F., Linee guida sul Taglio Cesareo (revisione Linee guida del 1999), in Laziosanità - Agenzia Di Sanità Pubblic, L. -. A. D. S. P. (ed.), Linee guida sul Taglio Cesareo (revisione Linee guida del 1999), LazioSanità - Agenzia di Sanità Pubblica, Pontelucano Tivoli 2006: 1- 71 [http://hdl.handle.net/10807/14851]
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