Specismo, ragione umana, parola e senso etico (brevi note)

In my contribution I reflect on some aspects of the question about the equation/difference between the human being and the higher animals, taking as a reference point a thinker (only one for reasons of space) among those who denounced speciesism, that is P. Singer. Humans cannot (morally speaking) act towards animals in any way, for example they must not inflict unnecessary pain on them, anyway the existence of duties towards animals does not cancel the qualitative (not only quantitative) difference between humans and animals. In the contribution I focus on the human specificity that emerges from the theoretical reason (while the animal has only a pragmatic knowledge), from the word (while the animal has only the verse), from the ethical sense, that requires freedom (of which the animal is lacking ). And I point out that even the same denunciation of speciesism falls into a pragmatic contradiction, because it constitutes a specifically human activity.

Nel mio contributo rifletto su alcuni aspetti della questione circa l’equiparazione/differenza tra l’essere umano e gli animali superiori, prendendo come punto di riferimento un pensatore (uno solo per ragioni di spazio) tra quelli che hanno denunciato lo specismo cioè P. Singer. Fatto salvo che l’uomo non può (moralmente parlando) agire verso gli animali in qualsiasi modo, per esempio non deve infliggere loro dolore inutile, l’esistenza di doveri degli uomini verso gli animali non cancella la differenza qualitativa (non solo quantitativa) tra uomini e animali. Nel contributo focalizzo la specificità umana che emerge dalla ragione teoretica (mentre l’animale ha solo una conoscenza pragmatica), dalla parola (mentre l’animale ha solo il verso), dal senso etico che richiede libertà (di cui l’animale è sprovvisto). E faccio notare che persino la stessa denuncia dello specismo cade in contraddizione pragmatica, perché costituisce un’attività specificamente umana.