Accademico Trasformato e amico di Giuseppe Parini, il nizzardo e milanese d’adozione Giancarlo Passeroni (1713-1803) è autore di un lunghissimo poema burlesco, il Cicerone, pubblicato a Milano fra il 1755 e il 1774, che in oltre 100 canti narra la vita del celebre oratore romano. Si tratta in realtà di un pretesto, perché l’opera risulta costituita da una serie di digressioni e divagazioni che hanno come argomento la natura degli uomini e la vita contemporanea, osservata e giudicata con un’ironia bonaria e sorridente, a tratti più arguta e pungente; non esente da guizzi di comicità, il poema è nel complesso caratterizzato da un accentuato moralismo di fondo, che ne fa una sorta di «‘campionario’ dei vizi correnti» (Fido). I giudizi critici sul Cicerone sono stati spesso severi, soprattutto a causa della sua prolissità e dello stile, che in molte parti risulta piuttosto monotono; ma, al di là degli esiti estetici, che pure non mancano di vivacità rappresentativa, il poema si rivela assai interessante in quanto prodotto esemplare dell’ambiente culturale milanese della seconda metà del Settecento. L’intervento si propone di avviare una prima analisi dell’opera, mettendo a fuoco alcuni motivi della satira di costume che l’autore vi conduce, anche nell’intento di contribuire ad un’auspicabile riconsiderazione della produzione passeroniana.

Tarsi, M. C., "E perché son con Socrate d'avviso, / che 'l rider giovi spesso alle persone": la satira di costume nel Cicerone di Giancarlo Passeroni, in F. Castellano, I. G. I. M. G. T. (ed.), Le forme del comico, Società Editrice Fiorentina, Firenze 2019: 1- 10 [http://hdl.handle.net/10807/146708]

"E perché son con Socrate d'avviso, / che 'l rider giovi spesso alle persone": la satira di costume nel Cicerone di Giancarlo Passeroni

Tarsi, Maria Chiara
2019

Abstract

Accademico Trasformato e amico di Giuseppe Parini, il nizzardo e milanese d’adozione Giancarlo Passeroni (1713-1803) è autore di un lunghissimo poema burlesco, il Cicerone, pubblicato a Milano fra il 1755 e il 1774, che in oltre 100 canti narra la vita del celebre oratore romano. Si tratta in realtà di un pretesto, perché l’opera risulta costituita da una serie di digressioni e divagazioni che hanno come argomento la natura degli uomini e la vita contemporanea, osservata e giudicata con un’ironia bonaria e sorridente, a tratti più arguta e pungente; non esente da guizzi di comicità, il poema è nel complesso caratterizzato da un accentuato moralismo di fondo, che ne fa una sorta di «‘campionario’ dei vizi correnti» (Fido). I giudizi critici sul Cicerone sono stati spesso severi, soprattutto a causa della sua prolissità e dello stile, che in molte parti risulta piuttosto monotono; ma, al di là degli esiti estetici, che pure non mancano di vivacità rappresentativa, il poema si rivela assai interessante in quanto prodotto esemplare dell’ambiente culturale milanese della seconda metà del Settecento. L’intervento si propone di avviare una prima analisi dell’opera, mettendo a fuoco alcuni motivi della satira di costume che l’autore vi conduce, anche nell’intento di contribuire ad un’auspicabile riconsiderazione della produzione passeroniana.
2019
Italiano
Le forme del comico
978-88-6032-512-9
Società Editrice Fiorentina
Tarsi, M. C., "E perché son con Socrate d'avviso, / che 'l rider giovi spesso alle persone": la satira di costume nel Cicerone di Giancarlo Passeroni, in F. Castellano, I. G. I. M. G. T. (ed.), Le forme del comico, Società Editrice Fiorentina, Firenze 2019: 1- 10 [http://hdl.handle.net/10807/146708]
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