Il ğihād militare o armato (ğihād al-askarī o meglio ğihād secondo l’accezione di guerra, combattimento o scontro fisico, che invece è più propriamente del termine arabo qitāl) e i suoi fautori rappresentano senza dubbio tra gli argomenti più trasversalmente analizzati e dibattuti del nostro tempo. Le ragioni di tale interesse sono molteplici, nonostante sia evidente come l’uso strategico della violenza e della comunicazione abbiano significativamente contribuito ad amplificarne fama e attenzione. Diffuso inizialmente nell’ambito delle ricerche di area, il tema incomincia a interessare platee più ampie durante gli anni Settanta, entrando a far parte dell’immaginario generale in seguito alla guerra in Afghanistan contro la presenza sovietica (1979-1989). È però solo a partire dagli anni Novanta e ancor di più dopo gli attacchi alle Torri Gemelle che il crescente attivismo di gruppi terroristici come al-Qāʿida (la Base) ha fatto sì che questa tematica si inserisse stabilmente nel dibattito pubblico a livello globale. Da questo momento tale argomento si salda quasi indissolubilmente con l’orizzonte della minaccia terroristica rappresentata da quel fenomeno che oggi chiamiamo jihadismo. Il contributo si propone di ripensare agli attuali paradigmi di ğihād armato e jihadismo concentrandosi sul significato che questi termini hanno assunto nella contemporaneità. Di fronte alla vastità del tema e ai molteplici livelli comparativi che si potrebbero stabilire, il presente studio si articola secondo un preciso percorso analitico.
Maggiolini, P. M. L. C., Ǧihād e jihadismo. Lotta e progettualità nella storia della violenza politica di matrice islamica, in Manduchi, P., Melis, N. (ed.), Ǧihād. Definizioni e riletture di un termine abusato., Mondadori, Milano 2019: 195- 233 [http://hdl.handle.net/10807/145115]
Ǧihād e jihadismo. Lotta e progettualità nella storia della violenza politica di matrice islamica
Maggiolini, Paolo Maria Leo Cesare
Primo
2019
Abstract
Il ğihād militare o armato (ğihād al-askarī o meglio ğihād secondo l’accezione di guerra, combattimento o scontro fisico, che invece è più propriamente del termine arabo qitāl) e i suoi fautori rappresentano senza dubbio tra gli argomenti più trasversalmente analizzati e dibattuti del nostro tempo. Le ragioni di tale interesse sono molteplici, nonostante sia evidente come l’uso strategico della violenza e della comunicazione abbiano significativamente contribuito ad amplificarne fama e attenzione. Diffuso inizialmente nell’ambito delle ricerche di area, il tema incomincia a interessare platee più ampie durante gli anni Settanta, entrando a far parte dell’immaginario generale in seguito alla guerra in Afghanistan contro la presenza sovietica (1979-1989). È però solo a partire dagli anni Novanta e ancor di più dopo gli attacchi alle Torri Gemelle che il crescente attivismo di gruppi terroristici come al-Qāʿida (la Base) ha fatto sì che questa tematica si inserisse stabilmente nel dibattito pubblico a livello globale. Da questo momento tale argomento si salda quasi indissolubilmente con l’orizzonte della minaccia terroristica rappresentata da quel fenomeno che oggi chiamiamo jihadismo. Il contributo si propone di ripensare agli attuali paradigmi di ğihād armato e jihadismo concentrandosi sul significato che questi termini hanno assunto nella contemporaneità. Di fronte alla vastità del tema e ai molteplici livelli comparativi che si potrebbero stabilire, il presente studio si articola secondo un preciso percorso analitico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.