La rinuncia al paradigma retributivo come cardine di una teoria della giustizia

The paper submits to a moral and rational criticism the idea so strongly rooted in our culture that interprets justice in terms of correspondence between behaviours and, generally, between every plural reality (every duality) as implying a, at least potential, conflict. This is a perspective – icastically represented by the image of the scale – according to which, once a negative judgment has been made against a certain, individual or collective, human reality, this would legitimize the mutually negative action towards that reality: for its damage, its defeat, its exclusion from the weft of solidarity bonds and many times, as happened in the course of history, for its very elimination. If the law, as the Author observes, has worked to limit the consequences of such a vision, nevertheless it has not succeeded in getting rid of it: so that, for instance, the essentially retributive modalities that have characterized, until today, the infliction of sanctions provided by the criminal justice systems respond to a pattern of human relationships with far more extensive repercussions than the limited field of the fight against crime: with effects in international relations, in the way of understanding political confrontation, in economic rapports and even in personal ties. It is the same scheme, after all, that has legitimized over the centuries the classic theories of "just" war, which demand to be overcome if, face to weapons of possible total destruction, we want to guarantee a future for mankind. The alternative is found in a project-oriented justice, in accordance with the principles of restorative justice: so that the negative for negative logic will be overcome, pursuing, rather, the aim of returning to make just and fair, for everyone, relationships that have not been so. In the awareness that the retaliation of the evil does not reactivate, by itself, the good. Examples of such orientation are offered, in particular, with regard to the way of conceiving crime prevention and the evolutionary perspectives of criminal sanctioning systems.

Il contributo sottopone a critica, morale e razionale, l’idea così fortemente radicata nella nostra cultura che interpreta la giustizia in termini di corrispettività tra le condotte e, in genere, ogni realtà plurale (ogni dualità) come implicante un conflitto, quantomeno potenziale. Si tratta di una prospettiva – icasticamente rappresentata dall’immagine della bilancia – secondo la quale, una volta operato un giudizio negativo nei confronti di una certa realtà umana, individuale o collettiva, ciò legittimerebbe l’agire reciprocamente negativo nei confronti della medesima: per il suo danno, la sua sconfitta, la sua esclusione dalla trama dei legami solidaristici e tante volte, com’è avvenuto nel corso della storia, per la sua stessa eliminazione. Se il diritto, osserva l’Autore, si è adoperato per limitare le conseguenze di una simile visione, tuttavia non è riuscito a liberarsene: così che, per esempio, le modalità, essenzialmente retributive, che hanno caratterizzato fino a oggi l’inflizione delle sanzioni previste dai sistemi penali rispondono a uno schema delle relazioni umane dalle ricadute ben più estese rispetto al solo ambito riguardante il contrasto della criminalità: con riflessi nelle relazioni internazionali, nel modo d’intendere il confronto politico, nei rapporti economici e, perfino, nei legami personali. È lo stesso schema, del resto, che ha legittimato nel corso dei secoli le classiche teorie della guerra «giusta», che esigono di essere superate, dinnanzi agli strumenti della possibile distruzione totale, se si vuole garantire un futuro all’umanità. L’alternativa viene reperita in un orientamento progettuale della giustizia, conforme ai principi della restorative justice: tale che si superi la logica del negativo per il negativo, perseguendo, piuttosto, la finalità di tornare a rendere giuste, per tutti, relazioni che non lo siano state. Nella consapevolezza che la ritorsione del male non riattiva, di per sé, il bene. Di un simile orientamento vengono offerte esemplificazioni, in particolare, per quanto concerne il modo di concepire la prevenzione dei reati e le prospettive di evoluzione dei sistemi sanzionatòri penali.