Da qualche anno i sistemi museali e gli spazi destinati alle esposizioni di prodotti artistici, soprattutto nella loro relazione con il territorio, sono stati oggetto di un crescente interesse, sia da parte degli organismi preposti alla loro regolamentazione che da parte degli studi accademici. L’avvento del digitale, in particolare, ha significato un ripensamento delle logiche di organizzazione interna (per esempio rispetto all’aggiornamento dei profili professionali), dell’approccio ai materiali conservati (con la graduale digitalizzazione del patrimonio archivistico) e, in particolare negli ultimi anni, del rapporto con il proprio pubblico. Tale discorso si colloca all’interno di una più ampia riflessione, iniziata in Europa intorno al 2006, rispetto al valore economico del settore creativo e culturale. Una riflessione che parte da un ricco dibattito rispetto alle caratteristiche delle attività che possono rientrare entro la categoria di Industrie Culturali e Creative. All’interno di questo quadro le realtà museali e gli spazi espositivi rivestono un ruolo importante. La vera sfida oggi riguarda non tanto, o non solo, la qualità delle collezioni e dei materiali esposti, sui quali l’Italia vanta certamente un primato mondiale, quanto il rapporto con il pubblico. Il fruitore contemporaneo sente il bisogno di essere al centro dell’offerta culturale, chiede di poterla avvicinare attraverso percorsi di storytelling in grado di creare interazione, sente la necessità di farla propria, secondo percorsi personali e alternativi. Gli strumenti della comunicazione digitale rappresentano, in questo senso, sia una sfida che un’opportunità per le realtà museali e gli spazi espositivi dell’arte. La questione non va ridotta al mero dato quantitativo – ossia quanto i musei e gli spazi espositivi del patrimonio culturale siano presenti nei canali di comunicazione web – ma accompagnata da una riflessione rispetto alla qualità di questa presenza. Che tipo di comunicazione attuano i musei italiani e gli spazi dedicati all’arte? Che forme di relazione instaurano con il pubblico? Quali strumenti utilizzano e in che forma per raggiungere nuove audience? E infine, che grado di interattività consentono ai fruitori e che tipo di “fame” culturale instillano? Quali dinamiche regolano tali fenomeni? Quali volti possono assumere? In vista di quali fini? Parte da alcune di queste domande e riflessioni il presente progetto, che raccoglie un gruppo di studi realizzati da studenti laureati in Comunicazione per l’impresa, i media e le organizzazioni complesse presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Pur nella diversità dei singoli interventi, i saggi qui proposti si caratterizzano per la medesima struttura: un inquadramento teorico rispetto al campo di interesse, l’enunciazione di una metodologia che predilige l’indagine empirica e l’analisi di alcuni studi di caso rappresentativi dell’Italia. Lo scopo che unisce tutti i lavori è analizzare alcuni casi nazionali di industrie culturali e creative in relazione al rapporto che intessono con il pubblico, reale e potenziale, con la comunicazione digitale e il territorio di riferimento.
Piredda, M. F. (ed.), Il valore della cultura. Uno sguardo su musei, collezioni e territori italiani nell'era digitale, EDUCatt, Milano 2019: 111 [http://hdl.handle.net/10807/142290]
Il valore della cultura. Uno sguardo su musei, collezioni e territori italiani nell'era digitale
Piredda, Maria Francesca
2019
Abstract
Da qualche anno i sistemi museali e gli spazi destinati alle esposizioni di prodotti artistici, soprattutto nella loro relazione con il territorio, sono stati oggetto di un crescente interesse, sia da parte degli organismi preposti alla loro regolamentazione che da parte degli studi accademici. L’avvento del digitale, in particolare, ha significato un ripensamento delle logiche di organizzazione interna (per esempio rispetto all’aggiornamento dei profili professionali), dell’approccio ai materiali conservati (con la graduale digitalizzazione del patrimonio archivistico) e, in particolare negli ultimi anni, del rapporto con il proprio pubblico. Tale discorso si colloca all’interno di una più ampia riflessione, iniziata in Europa intorno al 2006, rispetto al valore economico del settore creativo e culturale. Una riflessione che parte da un ricco dibattito rispetto alle caratteristiche delle attività che possono rientrare entro la categoria di Industrie Culturali e Creative. All’interno di questo quadro le realtà museali e gli spazi espositivi rivestono un ruolo importante. La vera sfida oggi riguarda non tanto, o non solo, la qualità delle collezioni e dei materiali esposti, sui quali l’Italia vanta certamente un primato mondiale, quanto il rapporto con il pubblico. Il fruitore contemporaneo sente il bisogno di essere al centro dell’offerta culturale, chiede di poterla avvicinare attraverso percorsi di storytelling in grado di creare interazione, sente la necessità di farla propria, secondo percorsi personali e alternativi. Gli strumenti della comunicazione digitale rappresentano, in questo senso, sia una sfida che un’opportunità per le realtà museali e gli spazi espositivi dell’arte. La questione non va ridotta al mero dato quantitativo – ossia quanto i musei e gli spazi espositivi del patrimonio culturale siano presenti nei canali di comunicazione web – ma accompagnata da una riflessione rispetto alla qualità di questa presenza. Che tipo di comunicazione attuano i musei italiani e gli spazi dedicati all’arte? Che forme di relazione instaurano con il pubblico? Quali strumenti utilizzano e in che forma per raggiungere nuove audience? E infine, che grado di interattività consentono ai fruitori e che tipo di “fame” culturale instillano? Quali dinamiche regolano tali fenomeni? Quali volti possono assumere? In vista di quali fini? Parte da alcune di queste domande e riflessioni il presente progetto, che raccoglie un gruppo di studi realizzati da studenti laureati in Comunicazione per l’impresa, i media e le organizzazioni complesse presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Pur nella diversità dei singoli interventi, i saggi qui proposti si caratterizzano per la medesima struttura: un inquadramento teorico rispetto al campo di interesse, l’enunciazione di una metodologia che predilige l’indagine empirica e l’analisi di alcuni studi di caso rappresentativi dell’Italia. Lo scopo che unisce tutti i lavori è analizzare alcuni casi nazionali di industrie culturali e creative in relazione al rapporto che intessono con il pubblico, reale e potenziale, con la comunicazione digitale e il territorio di riferimento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.