Lo stimolo alla riflessione contenuta nel contributo muove dall’osservazione di alcuni ambiti, notoriamente non proprio allineati a quello aziendale, nei quali gli intangible asset sono oggetto di valutazione e nei quali i valori ad essi assegnati assumono un grande rilievo operativo. Basti pensare al ruolo che assume la valutazione degli intangible asset nella disciplina fiscale internazionale e, in particolare, per i gruppi multinazionali che operano in ambiti geografici estesi impiegando intangible di grande importanza, il cui contributo alla generazione di valore viene ripartito tra le imprese del gruppo sulla base di logiche di Transfer Pricing. Gli approcci alla valutazione degli intangible asset che si osservano in questi ambiti rappresentano prospettive di studio di significativo interesse per l’aziendalista. In effetti, lo sviluppo delle economie a livello globale e la loro progressiva internazionalizzazione, con l’affermarsi di schemi operativi connotati dalla (de)localizzazione in più aree geografiche delle diverse funzioni aziendali (corporate, produzione, logistica, ricerca e sviluppo, distribuzione), hanno condotto a una crescita significativa delle operazioni transnazionali infragruppo. In particolare, per le c.d. MNE — acronimo con il quale nella letteratura internazionale si individuano le multinational entity — la scelta di distribuire nei vari Paesi in cui l’attività è svolta, o — con altra espressione — di fra-zionare, mediante politiche di Transfer Pricing, riallocandoli geograficamente, i risultati economici derivanti da modelli di business unitari nella loro configurazione, è parsa divenire la risultante di azioni pro-grammate nell’ambito di un disegno teso ad arbitraggiare i benefici indotti dall’utilizzo dei regimi di tassazione vigenti nei diversi Stati. Simmetricamente, forse mai come in questo momento storico, le tematiche fiscali correlate ai meccanismi di tassazione delle MNE sono state al centro dell’agenda politica. Sono ampiamente noti, del resto, per la risonanza mediatica che hanno avuto, i casi di azioni di diverse amministrazioni finanziarie nazionali intese a ricondurre a tassazione, nello Stato in cui si ritiene siano stati “prodotti”, i reddi-ti generati dalla legal entity o dalla branch di una MNE, tecnicamente trasferiti dal gruppo, mediante operazioni regolate tramite l’applicazione di prezzi di trasferimento infragruppo, in Stati a fiscalità agevolata. In tale quadro, l’OECD ha progressivamente affinato una serie di strumenti di intervento atti a rendere operativo il principio di fondo talora tradotto con la formula, suggestiva — e al contempo evasiva —, “taxation where value is created”. Gli approcci alla valutazione degli intangible asset contenuti nelle international tax rules definite nell’ambito delle Transfer Pricing Guidelines fissate dall’OECD non possono essere trascurate dall’aziendalista, in ragione sia dell’influenza che queste metriche possono esercitare sulle valutazioni condotte sia per la profondità di cui sono espressione. Il lavoro si chiede, in particolare, (i) se tali impostazioni possono rispondere a logiche e criteri valutativi coerenti con quelli proposti dalla dottrina aziendale e (ii) se le valutazioni condotte in questi ambiti possano essere in qualche misura raccordate con i qualificati criteri di stima previsti dalla dottrina aziendale e applicati nella prassi professionale.

Lionzo, A., Villa, G., La valutazione degli intangible asset nei rapporti tra principi economico-aziendali, transfer pricing guidelines e BEPS dell'OECD, in M. Giuliani, S. M. (ed.), La valutazione degli intangibles aziendali, Giuffrè Editore, Milano 2018: 159- 175 [http://hdl.handle.net/10807/141732]

La valutazione degli intangible asset nei rapporti tra principi economico-aziendali, transfer pricing guidelines e BEPS dell'OECD

Lionzo, Andrea;Villa, Gabriele
2018

Abstract

Lo stimolo alla riflessione contenuta nel contributo muove dall’osservazione di alcuni ambiti, notoriamente non proprio allineati a quello aziendale, nei quali gli intangible asset sono oggetto di valutazione e nei quali i valori ad essi assegnati assumono un grande rilievo operativo. Basti pensare al ruolo che assume la valutazione degli intangible asset nella disciplina fiscale internazionale e, in particolare, per i gruppi multinazionali che operano in ambiti geografici estesi impiegando intangible di grande importanza, il cui contributo alla generazione di valore viene ripartito tra le imprese del gruppo sulla base di logiche di Transfer Pricing. Gli approcci alla valutazione degli intangible asset che si osservano in questi ambiti rappresentano prospettive di studio di significativo interesse per l’aziendalista. In effetti, lo sviluppo delle economie a livello globale e la loro progressiva internazionalizzazione, con l’affermarsi di schemi operativi connotati dalla (de)localizzazione in più aree geografiche delle diverse funzioni aziendali (corporate, produzione, logistica, ricerca e sviluppo, distribuzione), hanno condotto a una crescita significativa delle operazioni transnazionali infragruppo. In particolare, per le c.d. MNE — acronimo con il quale nella letteratura internazionale si individuano le multinational entity — la scelta di distribuire nei vari Paesi in cui l’attività è svolta, o — con altra espressione — di fra-zionare, mediante politiche di Transfer Pricing, riallocandoli geograficamente, i risultati economici derivanti da modelli di business unitari nella loro configurazione, è parsa divenire la risultante di azioni pro-grammate nell’ambito di un disegno teso ad arbitraggiare i benefici indotti dall’utilizzo dei regimi di tassazione vigenti nei diversi Stati. Simmetricamente, forse mai come in questo momento storico, le tematiche fiscali correlate ai meccanismi di tassazione delle MNE sono state al centro dell’agenda politica. Sono ampiamente noti, del resto, per la risonanza mediatica che hanno avuto, i casi di azioni di diverse amministrazioni finanziarie nazionali intese a ricondurre a tassazione, nello Stato in cui si ritiene siano stati “prodotti”, i reddi-ti generati dalla legal entity o dalla branch di una MNE, tecnicamente trasferiti dal gruppo, mediante operazioni regolate tramite l’applicazione di prezzi di trasferimento infragruppo, in Stati a fiscalità agevolata. In tale quadro, l’OECD ha progressivamente affinato una serie di strumenti di intervento atti a rendere operativo il principio di fondo talora tradotto con la formula, suggestiva — e al contempo evasiva —, “taxation where value is created”. Gli approcci alla valutazione degli intangible asset contenuti nelle international tax rules definite nell’ambito delle Transfer Pricing Guidelines fissate dall’OECD non possono essere trascurate dall’aziendalista, in ragione sia dell’influenza che queste metriche possono esercitare sulle valutazioni condotte sia per la profondità di cui sono espressione. Il lavoro si chiede, in particolare, (i) se tali impostazioni possono rispondere a logiche e criteri valutativi coerenti con quelli proposti dalla dottrina aziendale e (ii) se le valutazioni condotte in questi ambiti possano essere in qualche misura raccordate con i qualificati criteri di stima previsti dalla dottrina aziendale e applicati nella prassi professionale.
2018
Italiano
La valutazione degli intangibles aziendali
978-88-28-80334-8
Giuffrè Editore
Lionzo, A., Villa, G., La valutazione degli intangible asset nei rapporti tra principi economico-aziendali, transfer pricing guidelines e BEPS dell'OECD, in M. Giuliani, S. M. (ed.), La valutazione degli intangibles aziendali, Giuffrè Editore, Milano 2018: 159- 175 [http://hdl.handle.net/10807/141732]
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