Sérgio fu uno degli intellettuali portoghesi più influenti del secolo scorso: politico di orientamento liberale, filosofo, economista e pedagogista (secondo una formula autodefinitoria tra le più frequenti), è stato una sorta di nume tutelare della Repubblica portoghese rinata dalla Rivoluzione dei Garofani del 1974. Nel suo esilio a Parigi, dove era stato costretto a rifugiarsi per la sua attività di dissidente nei confronti della dittatura militare al potere in Portogallo dal 28 maggio 1926, egli compone un'interessante Antígona, in cui elabora in veste drammatica un modello interpretativo della società portoghese, colta in una fase cruciale della sua storia, ricorrendo alle forme archetipiche del teatro greco. La rappresentazione che ne deriva, critica e appassionata al contempo, è una delle ultime testimonianze libere del Portogallo nell'imminenza dell'Estado Novo salazariano. Ignorato dalle principali sintesi comparativistiche prima della recente monografia di José Vte. Bañuls Oller e Patricia Crespo Alcalá (Antígona(s): mito y personaje. Un recorrido desde los orígenes, Bari, Levante, 2008), che alle pp. 294-99 ne forniscono un sintetico resoconto, questo dramma rappresenta la prima riscrittura novecentesca, in ambito ispano-portoghese, di un mito classico destinato nei decenni successivi a una notevole fortuna: da esso discendono più o meno direttamente le altre cinque Antigoni portoghesi del Novecento (Júlio Dantas 1946, João de Castro Osório 1954, António Pedro 1957, Hélia Correia 1991; Eduarda Dionísio 1992), nonché, per taluni aspetti, l'Antígona catalana composta da Salvador Espriu qualche anno dopo quella di Sérgio (1939), ed ispirata dall'avvento della dittatura franchista. Oltre a costituire un esempio di teatro militante, con peculiari risvolti nella storia della tradizione classica per la peculiare attualizzazione in chiave politico-sociologica di un mito antico, l'Antígona di Sérgio si segnala anche per la presenza di alcune soluzioni drammatiche che si ritroveranno in forma simile in successive riscritture di Antigone ad impostazione politica (ad es. di Brecht), per la mescolanza di prosa e versi nel tentativo di riprodurre l'originaria forma della tragedia attica, nonché per il ricorso alla tecnica della contaminazione tra generi letterari diversi, come in particolare l'idillio pastorale teocriteo all'inizio dell'Atto III, oppure, nelle scene di più accentuata connotazione didattico-filosofica, i dialoghi platonici.
Pattoni, M. P., Riusi sofoclei e allegorie politiche nell'Antígona di António Sérgio de Sousa, in Belardinelli, A. M., Greco, G. (ed.), Antigone e le Antigoni: storia forme fortuna di un mito., Le Monnier Università, Firenze 2010: <<Le Monnier Università>>, 123- 158 [http://hdl.handle.net/10807/13443]
Riusi sofoclei e allegorie politiche nell'Antígona di António Sérgio de Sousa
Pattoni, Maria Pia
2010
Abstract
Sérgio fu uno degli intellettuali portoghesi più influenti del secolo scorso: politico di orientamento liberale, filosofo, economista e pedagogista (secondo una formula autodefinitoria tra le più frequenti), è stato una sorta di nume tutelare della Repubblica portoghese rinata dalla Rivoluzione dei Garofani del 1974. Nel suo esilio a Parigi, dove era stato costretto a rifugiarsi per la sua attività di dissidente nei confronti della dittatura militare al potere in Portogallo dal 28 maggio 1926, egli compone un'interessante Antígona, in cui elabora in veste drammatica un modello interpretativo della società portoghese, colta in una fase cruciale della sua storia, ricorrendo alle forme archetipiche del teatro greco. La rappresentazione che ne deriva, critica e appassionata al contempo, è una delle ultime testimonianze libere del Portogallo nell'imminenza dell'Estado Novo salazariano. Ignorato dalle principali sintesi comparativistiche prima della recente monografia di José Vte. Bañuls Oller e Patricia Crespo Alcalá (Antígona(s): mito y personaje. Un recorrido desde los orígenes, Bari, Levante, 2008), che alle pp. 294-99 ne forniscono un sintetico resoconto, questo dramma rappresenta la prima riscrittura novecentesca, in ambito ispano-portoghese, di un mito classico destinato nei decenni successivi a una notevole fortuna: da esso discendono più o meno direttamente le altre cinque Antigoni portoghesi del Novecento (Júlio Dantas 1946, João de Castro Osório 1954, António Pedro 1957, Hélia Correia 1991; Eduarda Dionísio 1992), nonché, per taluni aspetti, l'Antígona catalana composta da Salvador Espriu qualche anno dopo quella di Sérgio (1939), ed ispirata dall'avvento della dittatura franchista. Oltre a costituire un esempio di teatro militante, con peculiari risvolti nella storia della tradizione classica per la peculiare attualizzazione in chiave politico-sociologica di un mito antico, l'Antígona di Sérgio si segnala anche per la presenza di alcune soluzioni drammatiche che si ritroveranno in forma simile in successive riscritture di Antigone ad impostazione politica (ad es. di Brecht), per la mescolanza di prosa e versi nel tentativo di riprodurre l'originaria forma della tragedia attica, nonché per il ricorso alla tecnica della contaminazione tra generi letterari diversi, come in particolare l'idillio pastorale teocriteo all'inizio dell'Atto III, oppure, nelle scene di più accentuata connotazione didattico-filosofica, i dialoghi platonici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.