Il contributo mira a identificare quali variabili possono incidere sull’intenzione di donare sangue in un gruppo di neodonatori dell’Avis. I dati qui presentati sono in linea con il trend della letteratura (per un approfondimento, vedi Godin, 2005): l’organizzazione della struttura, accanto a variabili personali, ha un’influenza nel favorire l’intenzione a continuare a donare (Omoto e Snyder, 1995, 2000; Healy, 2000, 2006; Mikkelsen, 2004; Schreiber 2006; Hanson, 2009). Tra le variabili personali, la percezione di poter gestire agevolmente tutti gli ostacoli che potrebbero impedire di donare (il 93% dei neodonatori ha già effettuato più di due donazioni) è la variabile che più influenza l’intenzione a donare. Le motivazioni di Protezione dell’Io, nella negatività che le lega all’intenzione di donare, confermano il giudizio condiviso in letteratura riguardo alla personalità dei donatori, che sembrano essere spinti da motivazioni di prosocialità e altruismo, come recentemente dimostrano i lavori di Valentine (2005) e Bennett (2009), nei quali la donazione di sangue è considerata proprio un atto pubblico e altruistico di impegno civico. Tra le variabili legate al contesto, influenzano l’intenzione a donare la chiamata, cioè la modalità con cui i donatori vengono avvisati della rinnovata possibilità di donare; il luogo, in quanto luogo accogliente che faccia sentire i donatori “a casa”, le ricompense.
Marta, E., Guiddi, P., Pozzi, M., Saturni, V., Il dono del sangue tra processi individuali e dinamiche organizzative: una ricerca longitudinale con neo-donatori, in Castelnuovo, G., Menici Riccard, M. R., Fedi Marcell, F. M. (ed.), La donazione in Italia, Springer, Roma 2011: 163- 172. 10.1007/978-88-470-1932-4 [http://hdl.handle.net/10807/13117]
Il dono del sangue tra processi individuali e dinamiche organizzative: una ricerca longitudinale con neo-donatori
Marta, Elena;Guiddi, Paolo;Pozzi, Maura;
2011
Abstract
Il contributo mira a identificare quali variabili possono incidere sull’intenzione di donare sangue in un gruppo di neodonatori dell’Avis. I dati qui presentati sono in linea con il trend della letteratura (per un approfondimento, vedi Godin, 2005): l’organizzazione della struttura, accanto a variabili personali, ha un’influenza nel favorire l’intenzione a continuare a donare (Omoto e Snyder, 1995, 2000; Healy, 2000, 2006; Mikkelsen, 2004; Schreiber 2006; Hanson, 2009). Tra le variabili personali, la percezione di poter gestire agevolmente tutti gli ostacoli che potrebbero impedire di donare (il 93% dei neodonatori ha già effettuato più di due donazioni) è la variabile che più influenza l’intenzione a donare. Le motivazioni di Protezione dell’Io, nella negatività che le lega all’intenzione di donare, confermano il giudizio condiviso in letteratura riguardo alla personalità dei donatori, che sembrano essere spinti da motivazioni di prosocialità e altruismo, come recentemente dimostrano i lavori di Valentine (2005) e Bennett (2009), nei quali la donazione di sangue è considerata proprio un atto pubblico e altruistico di impegno civico. Tra le variabili legate al contesto, influenzano l’intenzione a donare la chiamata, cioè la modalità con cui i donatori vengono avvisati della rinnovata possibilità di donare; il luogo, in quanto luogo accogliente che faccia sentire i donatori “a casa”, le ricompense.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.