Il manoscritto ACVc, Rotoli figurati, 7 riporta su un unico foglio di dimensioni notevoli (mm 420min/500max x 700max), scritto su entrambi i lati, una serie di testi e diagrammi autentici di Gioacchino da Fiore. Si tratta in particolare di alcuni fra gli scripta minora dell’abate calabrese: la Genealogia, la lettera all’abate di «Valdona», il testo schematico De septem sigillis; inoltre, i diagrammi degli alberi delle generazioni ascendenti (presenti anche nella raccolta del «Liber Figurarum») e della «figura arboris», spesso associata alla stessa Genealogia. Il fatto che questo gruppo di testi si trovi spesso anche in altri manoscritti, e in unità coerenti dal punto di vista codicologico, induce a riflettere sulla posizione del nostro testimone nella tradizione, e di eventuali altri ad esso associabili per tipo di supporto. Inoltre, la presenza di figure che coprono una parte rilevante del foglio pare andare nella direzione delle ipotesi che vedevano in questo tipo di supporto l’originaria circolazione delle immagini diagrammatico-simboliche di Gioacchino – in particolare di quelle raccolte, appunto, nel «Liber Figurarum». Non è senza importanza anche per il problema del primitivo utilizzo di queste figurae, e della loro prima tradizione, la presenza di una nota dorsale precisamente databile al 1307, dal contenuto polemico nei confronti degli «Iohacistas», che pare potersi ricollegare ai personaggi e al contesto storico vercellese di quegli anni. Anche nel confronto con il manoscritto ACVc, Rotoli figurati, 4, in cui attorno all’immagine del corpo di Cristo come «ecclesia», ma anche all’interno della stessa immagine, vengono inseriti testi e motivi diagrammatici di Gioacchino (assenti invece in un testimone molto simile della medesima immagine: London, BL, ms. Cotton Roll XIV.12), in maniera originale e tuttavia estremamente vicina alle costruzioni e allo stesso dettato dell’abate calabrese, sembra indicare l’esistenza di un canale importante di trasmissione dei suoi scritti e della sua speculazione – se non proprio un ambiente in cui essi venivano in qualche modo coltivati.
Rainini, M. G., I rotoli dei diagrammi di Vercelli fra Gioacchino da Fiore e Dolcino da Novara, in Timoty Leonard, T. L., Marco Rainin, M. R. (ed.), Ordinare il mondo. Diagrammi e simboli nelle pergamene di Vercelli, vita e pensiero, Milano 2018: 233- 263 [http://hdl.handle.net/10807/129969]
I rotoli dei diagrammi di Vercelli fra Gioacchino da Fiore e Dolcino da Novara
Rainini, Marco Giuseppe
2018
Abstract
Il manoscritto ACVc, Rotoli figurati, 7 riporta su un unico foglio di dimensioni notevoli (mm 420min/500max x 700max), scritto su entrambi i lati, una serie di testi e diagrammi autentici di Gioacchino da Fiore. Si tratta in particolare di alcuni fra gli scripta minora dell’abate calabrese: la Genealogia, la lettera all’abate di «Valdona», il testo schematico De septem sigillis; inoltre, i diagrammi degli alberi delle generazioni ascendenti (presenti anche nella raccolta del «Liber Figurarum») e della «figura arboris», spesso associata alla stessa Genealogia. Il fatto che questo gruppo di testi si trovi spesso anche in altri manoscritti, e in unità coerenti dal punto di vista codicologico, induce a riflettere sulla posizione del nostro testimone nella tradizione, e di eventuali altri ad esso associabili per tipo di supporto. Inoltre, la presenza di figure che coprono una parte rilevante del foglio pare andare nella direzione delle ipotesi che vedevano in questo tipo di supporto l’originaria circolazione delle immagini diagrammatico-simboliche di Gioacchino – in particolare di quelle raccolte, appunto, nel «Liber Figurarum». Non è senza importanza anche per il problema del primitivo utilizzo di queste figurae, e della loro prima tradizione, la presenza di una nota dorsale precisamente databile al 1307, dal contenuto polemico nei confronti degli «Iohacistas», che pare potersi ricollegare ai personaggi e al contesto storico vercellese di quegli anni. Anche nel confronto con il manoscritto ACVc, Rotoli figurati, 4, in cui attorno all’immagine del corpo di Cristo come «ecclesia», ma anche all’interno della stessa immagine, vengono inseriti testi e motivi diagrammatici di Gioacchino (assenti invece in un testimone molto simile della medesima immagine: London, BL, ms. Cotton Roll XIV.12), in maniera originale e tuttavia estremamente vicina alle costruzioni e allo stesso dettato dell’abate calabrese, sembra indicare l’esistenza di un canale importante di trasmissione dei suoi scritti e della sua speculazione – se non proprio un ambiente in cui essi venivano in qualche modo coltivati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.