Nell'ambito di una dottrina penalistica che dedica prevalente attenzione alla minore età in relazione al reo, l'opera "Il minore vittima di reato" è espressione di un approccio di studio differente: mentre valorizza il punto di vista della vittima, nel contempo pone chiaramente in luce il carattere poliedrico delle manifestazioni criminose che coinvolgono minori. Oggetto di approfondimento è la più recente normativa penale italiana. Imprescindibile, a questo scopo, è una ricognizione preventiva delle principali fonti internazionali in materia di minori, in considerazione del ruolo propulsivo che le stesse hanno svolto e che continuano a svolgere per lo sviluppo di una legislazione uniforme, sul piano sia sostanziale che processuale. Il contributo decisivo della normativa internazionale è ben esemplificato dalla Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989, che identifica nel minore un soggetto di diritti, titolare di posizioni giuridiche autonome e distinte da quelle del nucleo familiare di appartenenza. Tra le fonti nazionali del diritto penale minorile, speciale attenzione è dedicata alla Costituzione repubblicana del 1948 che, oltre ad enunciare i diritti inviolabili di cui anche il minore di età, in quanto persona, è titolare, delinea una concezione di famiglia come formazione sociale finalizzata alla promozione e allo sviluppo dei suoi componenti, soprattutto se minori di età. Sulla base di queste premesse, lo studio condotto non può trascurare di denunciare l’arretratezza di alcune fattispecie di reato presenti nel codice penale. I delitti di abuso dei mezzi di correzione, di maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli e di incesto sono additati, tra gli altri, quali emblematiche e tuttora persistenti espressioni dell'impronta autoritaria del codice Rocco, in cui istanze di tutela e di protezione del minore sembrano soccombere di fronte ad interessi di stampo pubblicistico. Soltanto un'interpretazione adeguatrice delle fattispecie richiamate consente di superare l'anacronistica visione della famiglia come "istituzione" a favore di una nuova concezione della stessa come luogo in cui i principi costituzionali possano trovare concreta attuazione. Lo scenario della giustizia penale mostra all'interprete il minore come soggetto debole, vittima di comportamenti criminosi che di recente si connotano di accentuata pericolosità. Differenti forme di schiavitù finalizzate allo sfruttamento, alla mercificazione, all'aggressione della sfera sessuale dei minori hanno sollecitato strategie repressive da parte del legislatore penale. Particolare attenzione è dedicata alla violenza sessuale, anche di gruppo, al delitto di atti sessuali con minorenne ed alle controverse fattispecie di pornografia minorile, che offrono l'occasione per un raffronto critico tra le indicazioni provenienti dalle fonti internazionali e le scelte più intransigenti adottate dal legislatore italiano. Sul piano processuale, poi, sono illustrate le garanzie che l'ordinamento riconosce al minore, sia esso vittima o testimone di reato, attraverso adeguamenti e deroghe della disciplina dettata in via generale per l'adulto. Istituti quali l’incidente probatorio e la testimonianza del minore costituiscono emblematica dimostrazione della non facile opera di contemperamento delle istanze di ricerca della verità e di protezione del minore coinvolto a vario titolo in un procedimento penale. L'analisi svolta consente di osservare che, nonostante i percorsi differenziati che le fonti legislative hanno su più livelli tracciato nell'interesse del minore e la crescente attenzione della giustizia penale, in assenza di politiche sociali adeguate non possono comunque essere riposte nello strumento penale tutte le aspirazioni a garantire l'assistenza e il sostegno che la peculiare condizione della minore età richiede.

Bertolino, M., Il minore vittima di reato, Giappichelli Editore, Torino 2010: 271 [http://hdl.handle.net/10807/12720]

Il minore vittima di reato

Bertolino, Marta
2010

Abstract

Nell'ambito di una dottrina penalistica che dedica prevalente attenzione alla minore età in relazione al reo, l'opera "Il minore vittima di reato" è espressione di un approccio di studio differente: mentre valorizza il punto di vista della vittima, nel contempo pone chiaramente in luce il carattere poliedrico delle manifestazioni criminose che coinvolgono minori. Oggetto di approfondimento è la più recente normativa penale italiana. Imprescindibile, a questo scopo, è una ricognizione preventiva delle principali fonti internazionali in materia di minori, in considerazione del ruolo propulsivo che le stesse hanno svolto e che continuano a svolgere per lo sviluppo di una legislazione uniforme, sul piano sia sostanziale che processuale. Il contributo decisivo della normativa internazionale è ben esemplificato dalla Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989, che identifica nel minore un soggetto di diritti, titolare di posizioni giuridiche autonome e distinte da quelle del nucleo familiare di appartenenza. Tra le fonti nazionali del diritto penale minorile, speciale attenzione è dedicata alla Costituzione repubblicana del 1948 che, oltre ad enunciare i diritti inviolabili di cui anche il minore di età, in quanto persona, è titolare, delinea una concezione di famiglia come formazione sociale finalizzata alla promozione e allo sviluppo dei suoi componenti, soprattutto se minori di età. Sulla base di queste premesse, lo studio condotto non può trascurare di denunciare l’arretratezza di alcune fattispecie di reato presenti nel codice penale. I delitti di abuso dei mezzi di correzione, di maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli e di incesto sono additati, tra gli altri, quali emblematiche e tuttora persistenti espressioni dell'impronta autoritaria del codice Rocco, in cui istanze di tutela e di protezione del minore sembrano soccombere di fronte ad interessi di stampo pubblicistico. Soltanto un'interpretazione adeguatrice delle fattispecie richiamate consente di superare l'anacronistica visione della famiglia come "istituzione" a favore di una nuova concezione della stessa come luogo in cui i principi costituzionali possano trovare concreta attuazione. Lo scenario della giustizia penale mostra all'interprete il minore come soggetto debole, vittima di comportamenti criminosi che di recente si connotano di accentuata pericolosità. Differenti forme di schiavitù finalizzate allo sfruttamento, alla mercificazione, all'aggressione della sfera sessuale dei minori hanno sollecitato strategie repressive da parte del legislatore penale. Particolare attenzione è dedicata alla violenza sessuale, anche di gruppo, al delitto di atti sessuali con minorenne ed alle controverse fattispecie di pornografia minorile, che offrono l'occasione per un raffronto critico tra le indicazioni provenienti dalle fonti internazionali e le scelte più intransigenti adottate dal legislatore italiano. Sul piano processuale, poi, sono illustrate le garanzie che l'ordinamento riconosce al minore, sia esso vittima o testimone di reato, attraverso adeguamenti e deroghe della disciplina dettata in via generale per l'adulto. Istituti quali l’incidente probatorio e la testimonianza del minore costituiscono emblematica dimostrazione della non facile opera di contemperamento delle istanze di ricerca della verità e di protezione del minore coinvolto a vario titolo in un procedimento penale. L'analisi svolta consente di osservare che, nonostante i percorsi differenziati che le fonti legislative hanno su più livelli tracciato nell'interesse del minore e la crescente attenzione della giustizia penale, in assenza di politiche sociali adeguate non possono comunque essere riposte nello strumento penale tutte le aspirazioni a garantire l'assistenza e il sostegno che la peculiare condizione della minore età richiede.
2010
Italiano
Monografia o trattato scientifico
Bertolino, M., Il minore vittima di reato, Giappichelli Editore, Torino 2010: 271 [http://hdl.handle.net/10807/12720]
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