A partire dai primi anni del Novecento il nascente sistema moderno della comunicazione e dello spettacolo avvia, anche in Italia, l’istituzione di un pubblico composto da bambini e bambine, ragazzi e ragazze: un pubblico caratterizzato principalmente in base all’età, cui si attribuiranno via via tratti specifici e peculiari bisogni, culturali e di intrattenimento. I primi cinquant’anni del secolo costituiscono, da questo punto di vista, un momento di passaggio e, nello stesso tempo, un momento fondativo. In questo periodo convergono due fenomeni decisivi nella istituzione di un pubblico infantile e giovanile. Il primo è il compimento del processo di istituzionalizzazione della stessa infanzia, operato contemporaneamente dalla scuola e da altre agenzie di socializzazione, come la comunità ecclesiale e i movimenti politici. Il secondo fenomeno è l’emersione di media “nuovi”, in grado di produrre, ciascuno con dinamiche proprie, un pubblico composto (anche o prevalentemente) di bambini, come nel caso del fumetto, della radio e, in misura assai minore, del cinema; in essi operano un certo numero di autori provenienti soprattutto dal mondo dell’editoria (in particolare dall’editoria per l’infanzia) e del teatro che, in questi nuovi media, aprono spazi di programmazione appositamente rivolta ai più piccoli ove sperimentare quei linguaggi originali destinati a consolidarsi a partire dal secondo dopoguerra.

Aroldi, P., I media per ragazzi e l’invenzione dell’infanzia come pubblico, in Bernardi, C., Mosconi, E. (ed.), Storia della comunicazione e dello spettacolo in Italia, Vita e Pensiero, Milano 2018: 245- 248 [http://hdl.handle.net/10807/126388]

I media per ragazzi e l’invenzione dell’infanzia come pubblico

Aroldi, Piermarco
2018

Abstract

A partire dai primi anni del Novecento il nascente sistema moderno della comunicazione e dello spettacolo avvia, anche in Italia, l’istituzione di un pubblico composto da bambini e bambine, ragazzi e ragazze: un pubblico caratterizzato principalmente in base all’età, cui si attribuiranno via via tratti specifici e peculiari bisogni, culturali e di intrattenimento. I primi cinquant’anni del secolo costituiscono, da questo punto di vista, un momento di passaggio e, nello stesso tempo, un momento fondativo. In questo periodo convergono due fenomeni decisivi nella istituzione di un pubblico infantile e giovanile. Il primo è il compimento del processo di istituzionalizzazione della stessa infanzia, operato contemporaneamente dalla scuola e da altre agenzie di socializzazione, come la comunità ecclesiale e i movimenti politici. Il secondo fenomeno è l’emersione di media “nuovi”, in grado di produrre, ciascuno con dinamiche proprie, un pubblico composto (anche o prevalentemente) di bambini, come nel caso del fumetto, della radio e, in misura assai minore, del cinema; in essi operano un certo numero di autori provenienti soprattutto dal mondo dell’editoria (in particolare dall’editoria per l’infanzia) e del teatro che, in questi nuovi media, aprono spazi di programmazione appositamente rivolta ai più piccoli ove sperimentare quei linguaggi originali destinati a consolidarsi a partire dal secondo dopoguerra.
2018
Italiano
Storia della comunicazione e dello spettacolo in Italia
9788834335192
Vita e Pensiero
Aroldi, P., I media per ragazzi e l’invenzione dell’infanzia come pubblico, in Bernardi, C., Mosconi, E. (ed.), Storia della comunicazione e dello spettacolo in Italia, Vita e Pensiero, Milano 2018: 245- 248 [http://hdl.handle.net/10807/126388]
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