Tra il 1960 e il 1962, Carlo Lizzani realizza dei film che è possibile leggere, all’interno della filmografia del regista romano, come un vero e proprio !lone narrativo incentrato specificamente sugli ultimi anni di vita del fascismo in Italia . Si tratta de Il gobbo (1960), L’oro di Roma (1961) e Il processo di Verona (1962). Se le prime due pellicole rimangono comunque pervase da una retorica marxista di fondo, che tende a interpretare le vicende storiche raccontate sullo schermo attraverso la lente onnicomprensiva della storia come lotta di classe, è necessario notare come, soprattutto da L’oro di Roma in poi, cominci ad affermarsi nei suoi !lm una rappresentazione della storia largamente romanzata, di diretta ispirazione hollywoodiana, che allontana Lizzani da buona parte della critica marxista che fino a quel momento lo aveva accompagnato e sostenuto nella sua “ortodossia” neorealista. Se molto è stato detto sui primi due film , Il processo di Verona, nonostante sia meno perlustrata dalla letteratura, è un’opera certamente più funzionale a ricostruire l’immaginario della Verona nazista e saloina di quegli anni. Oltre a trattare gli ultimi giorni di vita di Galeazzo Ciano, dal voto in favore dell’ordine del giorno di sfiducia a Mussolini di Dino Grandi in occasione del Gran consiglio del fascismo del 25 luglio 1943 !no al suo arresto, alla carcerazione e al processo tenutosi a Verona che lo condanna definitivamente alla fucilazione, questo sembra essere il primo !lm a raccontare la !ne del regime dal punto di vista dei fascisti e della gestione dell’ordine e del potere nella neonata Repubblica di Salò.
Garofalo, D., Il passato come melodramma. «Il processo di Verona» tra cinema e storia, in Berger, S. (ed.), I signori del terrore. Polizia nazista e persecuzione antiebraica in Italia, 1943-1945, Cierre edizioni, Verona 2016: 213- 224 [http://hdl.handle.net/10807/122359]
Il passato come melodramma. «Il processo di Verona» tra cinema e storia
Garofalo, Damiano
2016
Abstract
Tra il 1960 e il 1962, Carlo Lizzani realizza dei film che è possibile leggere, all’interno della filmografia del regista romano, come un vero e proprio !lone narrativo incentrato specificamente sugli ultimi anni di vita del fascismo in Italia . Si tratta de Il gobbo (1960), L’oro di Roma (1961) e Il processo di Verona (1962). Se le prime due pellicole rimangono comunque pervase da una retorica marxista di fondo, che tende a interpretare le vicende storiche raccontate sullo schermo attraverso la lente onnicomprensiva della storia come lotta di classe, è necessario notare come, soprattutto da L’oro di Roma in poi, cominci ad affermarsi nei suoi !lm una rappresentazione della storia largamente romanzata, di diretta ispirazione hollywoodiana, che allontana Lizzani da buona parte della critica marxista che fino a quel momento lo aveva accompagnato e sostenuto nella sua “ortodossia” neorealista. Se molto è stato detto sui primi due film , Il processo di Verona, nonostante sia meno perlustrata dalla letteratura, è un’opera certamente più funzionale a ricostruire l’immaginario della Verona nazista e saloina di quegli anni. Oltre a trattare gli ultimi giorni di vita di Galeazzo Ciano, dal voto in favore dell’ordine del giorno di sfiducia a Mussolini di Dino Grandi in occasione del Gran consiglio del fascismo del 25 luglio 1943 !no al suo arresto, alla carcerazione e al processo tenutosi a Verona che lo condanna definitivamente alla fucilazione, questo sembra essere il primo !lm a raccontare la !ne del regime dal punto di vista dei fascisti e della gestione dell’ordine e del potere nella neonata Repubblica di Salò.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.