L’Impero – o, per meglio dire, il sistema imperiale – britannico è stato un conglomerato straordinariamente eterogeneo sia per estensione geografica che per ampiezza culturale. Nella periodizzazione dell’Impero, la storiografia tende a concordare nel considerare la guerra d’indipendenza americana come lo spartiacque tra una prima fase atlantica e mercantilista, e una seconda più globale e libero-scambista. La terza fase, ancora dibattuta soprattutto nell’estensione temporale, vide Londra riconfigurare il sistema intorno alla costruzione di un blocco di potere dei Dominion, cioè sulle relazioni tra Gran Bretagna e Australia, Canada, Nuova Zelanda e Sud Africa. Al fianco di queste self-governing colony, naturalmente, l’India continuò a giocare un ruolo fondamentale. La Prima guerra mondiale innescò un processo di riforma della struttura imperiale, rivelandosi infine un evento cruciale per la transizione dalla seconda alla terza fase. Non un caso che nel 1917, per la prima volta in un documento ufficiale, comparve l’espressione Imperial Commonwealth di «nazioni autonome» a marcare la nuova natura del sistema in evoluzione. Quando la guerra scoppiò nell’estate 1914, d’altronde, l’India e le self-governing colony risposero unite all’invasione tedesca del Belgio, seguendo la Madrepatria sui campi di battaglia europei ed extra-europei. Il contributo dei Dominion e dell’India fu da subito determinante nell’arginare l’onda d’urto propagata dagli Imperi centrali. Tuttavia, una notevole profusione di uomini e risorse da parte delle diramazioni coloniali britanniche non comportò a Londra un loro coinvolgimento o una loro consultazione nella gestione della condotta di guerra. Una tale situazione perdurò fino al dicembre 1916, quando uno dei primi provvedimenti del nuovo Primo Ministro David Lloyd George, succeduto ad Asquith, fu di convocare una Imperial War Conference e, in simultanea, istituire un nuovo gabinetto di guerra, quello appunto imperiale, che fosse complementare al War Cabinet e i cui lavori si sarebbero svolti in parallelo a quelli della conferenza. Se, insomma, fino alla conclusione del 1916 Londra era in guerra assistita dal suo Impero, dal 1917, invece, l’Impero intero fu in guerra, orchestrato da una Gran Bretagna molto più nel ruolo di primus inter pares. L’Imperial War Cabinet si rivelò un organo di concertazione importante nel breve e medio termine per il coordinamento dello sforzo bellico. Tuttavia, fu la Conference del 1917 – la quale si riunì poi anche nel 1918 al pari del Gabinetto imperiale – ad avere un ruolo centrale nel delineare la futura costituzione dell’Impero. Già pienamente autonomi negli affari interni, i Dominion, proprio grazie al loro impegno nel conflitto, ottennero una «voce adeguata» e una «consultazione continua» su questioni internazionali riguardanti gli interessi imperiali. Fu discusso anche il nodo dell’eventuale equiparazione dell’India ai Dominion, riconoscendole infine il diritto ad avere il medesimo trattamento diplomatico, benché ciò non implicasse per i locali ottenere l’autogoverno. Concluse le ostilità nel 1918, l’Imperial War Cabinet si tramutò nella delegazione imperiale, altrimenti conosciuta come British Empire Delegation, che prese parte alle trattative di pace alla conferenza di Parigi del 1919. La nuova costituzione dell’Impero preannunciata alla War Conference del 1917 trovò la sua definitiva formalizzazione in tempo di pace, tra il 1926 e il 1931, anni in cui furono redatti il Rapporto Balfour e lo Statuto di Westminster, che diedero vita al British Commonwealth of Nations.

Borsani, D., Il terzo Impero britannico: le Imperial War Conference del 1917-18, in P. Crocian, P. C., P. Ducc, P. D., P. Ficher, P. F., P. Formicon, P. F. (ed.), Il 1917. L'anno della svolta, Ministero della Difesa, Roma 2018: 363- 374 [http://hdl.handle.net/10807/119216]

Il terzo Impero britannico: le Imperial War Conference del 1917-18

Borsani, Davide
2018

Abstract

L’Impero – o, per meglio dire, il sistema imperiale – britannico è stato un conglomerato straordinariamente eterogeneo sia per estensione geografica che per ampiezza culturale. Nella periodizzazione dell’Impero, la storiografia tende a concordare nel considerare la guerra d’indipendenza americana come lo spartiacque tra una prima fase atlantica e mercantilista, e una seconda più globale e libero-scambista. La terza fase, ancora dibattuta soprattutto nell’estensione temporale, vide Londra riconfigurare il sistema intorno alla costruzione di un blocco di potere dei Dominion, cioè sulle relazioni tra Gran Bretagna e Australia, Canada, Nuova Zelanda e Sud Africa. Al fianco di queste self-governing colony, naturalmente, l’India continuò a giocare un ruolo fondamentale. La Prima guerra mondiale innescò un processo di riforma della struttura imperiale, rivelandosi infine un evento cruciale per la transizione dalla seconda alla terza fase. Non un caso che nel 1917, per la prima volta in un documento ufficiale, comparve l’espressione Imperial Commonwealth di «nazioni autonome» a marcare la nuova natura del sistema in evoluzione. Quando la guerra scoppiò nell’estate 1914, d’altronde, l’India e le self-governing colony risposero unite all’invasione tedesca del Belgio, seguendo la Madrepatria sui campi di battaglia europei ed extra-europei. Il contributo dei Dominion e dell’India fu da subito determinante nell’arginare l’onda d’urto propagata dagli Imperi centrali. Tuttavia, una notevole profusione di uomini e risorse da parte delle diramazioni coloniali britanniche non comportò a Londra un loro coinvolgimento o una loro consultazione nella gestione della condotta di guerra. Una tale situazione perdurò fino al dicembre 1916, quando uno dei primi provvedimenti del nuovo Primo Ministro David Lloyd George, succeduto ad Asquith, fu di convocare una Imperial War Conference e, in simultanea, istituire un nuovo gabinetto di guerra, quello appunto imperiale, che fosse complementare al War Cabinet e i cui lavori si sarebbero svolti in parallelo a quelli della conferenza. Se, insomma, fino alla conclusione del 1916 Londra era in guerra assistita dal suo Impero, dal 1917, invece, l’Impero intero fu in guerra, orchestrato da una Gran Bretagna molto più nel ruolo di primus inter pares. L’Imperial War Cabinet si rivelò un organo di concertazione importante nel breve e medio termine per il coordinamento dello sforzo bellico. Tuttavia, fu la Conference del 1917 – la quale si riunì poi anche nel 1918 al pari del Gabinetto imperiale – ad avere un ruolo centrale nel delineare la futura costituzione dell’Impero. Già pienamente autonomi negli affari interni, i Dominion, proprio grazie al loro impegno nel conflitto, ottennero una «voce adeguata» e una «consultazione continua» su questioni internazionali riguardanti gli interessi imperiali. Fu discusso anche il nodo dell’eventuale equiparazione dell’India ai Dominion, riconoscendole infine il diritto ad avere il medesimo trattamento diplomatico, benché ciò non implicasse per i locali ottenere l’autogoverno. Concluse le ostilità nel 1918, l’Imperial War Cabinet si tramutò nella delegazione imperiale, altrimenti conosciuta come British Empire Delegation, che prese parte alle trattative di pace alla conferenza di Parigi del 1919. La nuova costituzione dell’Impero preannunciata alla War Conference del 1917 trovò la sua definitiva formalizzazione in tempo di pace, tra il 1926 e il 1931, anni in cui furono redatti il Rapporto Balfour e lo Statuto di Westminster, che diedero vita al British Commonwealth of Nations.
2018
Italiano
Il 1917. L'anno della svolta
9788898185344
Ministero della Difesa
Borsani, D., Il terzo Impero britannico: le Imperial War Conference del 1917-18, in P. Crocian, P. C., P. Ducc, P. D., P. Ficher, P. F., P. Formicon, P. F. (ed.), Il 1917. L'anno della svolta, Ministero della Difesa, Roma 2018: 363- 374 [http://hdl.handle.net/10807/119216]
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