Da diverso tempo si ritiene che i bambini in città abbiano bisogni e potenzialità di sviluppo specifici, legati alle condizioni di vita e alla cultura che assorbono in un ambiente metropolitano. Sulla scia delle Raccomandazioni internazionali e delle Indicazioni nazionali per il curricolo rivolto alla fascia 0-6 anni, si sta assistendo a un deciso impulso verso l’introduzione dei linguaggi teatrali nei servizi di childcare, perché utili a sviluppare immaginazione, cooperazione, creatività e potenziare l’apprendimento spontaneo in ciascun bambino, al di là delle disparità di origine. Ma qual è il contributo effettivo che i linguaggi performativi danno nella direzione della qualità del servizio e del benessere infantile? Il volume nasce dalla riflessione di docenti e ricercatori dell’Università Cattolica di Milano, a margine di una ricerca-intervento svolta nelle scuole dell’infanzia e negli asili nido del Comune di Milano nel 2014 (progetto finanziato con fondi L.285). La ricerca si propone di dimostrare che i linguaggi teatrali - intesi come gioco drammaturgico, spettacolo, laboratorio e festa - sia quelli praticati nella dimensione ordinaria che quelli portati dagli operatori teatrali, aggiungano alle consuete prassi di childcare qualcosa di più e di diverso. Vengono messe a confronto la prospettiva dei genitori, quella delle educatrici e quella degli operatori teatrali coinvolti nel progetto. E si arriva a comprendere come il “naturale” rapporto tra linguaggio del teatro, bambino e corporeità, contribuisca a rinforzare l’auto-rappresentazione dei bambini, in qualità di attori-autori-spettatori, la professionalità del personale educativo a sua volta attore-autore-ricercatore e il coinvolgimento dei genitori.
Colombo, M., Innocenti Malini, G. E. (eds.), Infanzia e linguaggi teatrali. Ricerca e prospettive di cura in città, Franco Angeli, Milano 2017: 206 [http://hdl.handle.net/10807/111606]
Infanzia e linguaggi teatrali. Ricerca e prospettive di cura in città
Colombo, Maddalena;Innocenti Malini, Giulia Emma
2017
Abstract
Da diverso tempo si ritiene che i bambini in città abbiano bisogni e potenzialità di sviluppo specifici, legati alle condizioni di vita e alla cultura che assorbono in un ambiente metropolitano. Sulla scia delle Raccomandazioni internazionali e delle Indicazioni nazionali per il curricolo rivolto alla fascia 0-6 anni, si sta assistendo a un deciso impulso verso l’introduzione dei linguaggi teatrali nei servizi di childcare, perché utili a sviluppare immaginazione, cooperazione, creatività e potenziare l’apprendimento spontaneo in ciascun bambino, al di là delle disparità di origine. Ma qual è il contributo effettivo che i linguaggi performativi danno nella direzione della qualità del servizio e del benessere infantile? Il volume nasce dalla riflessione di docenti e ricercatori dell’Università Cattolica di Milano, a margine di una ricerca-intervento svolta nelle scuole dell’infanzia e negli asili nido del Comune di Milano nel 2014 (progetto finanziato con fondi L.285). La ricerca si propone di dimostrare che i linguaggi teatrali - intesi come gioco drammaturgico, spettacolo, laboratorio e festa - sia quelli praticati nella dimensione ordinaria che quelli portati dagli operatori teatrali, aggiungano alle consuete prassi di childcare qualcosa di più e di diverso. Vengono messe a confronto la prospettiva dei genitori, quella delle educatrici e quella degli operatori teatrali coinvolti nel progetto. E si arriva a comprendere come il “naturale” rapporto tra linguaggio del teatro, bambino e corporeità, contribuisca a rinforzare l’auto-rappresentazione dei bambini, in qualità di attori-autori-spettatori, la professionalità del personale educativo a sua volta attore-autore-ricercatore e il coinvolgimento dei genitori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.