La “scrittura della storia” di Thorkild Hansen all'interno del romanzo di rottura "Arabia Felix " (1962) si porrebbe su quella linea che con Roland Barthes definisce il discorso storico una vera e propria finzione: la realtà storica non può mai essere descritta oggettivamente, ma dev’essere necessariamente ricostruita attraverso degli schemi narrativi inventati ad hoc per conferirle un senso. La storia arebbe così più simile a un romanzo che a una qualsiasi ipotesi scientifica: una lettura, questa, che vedrà il suo acme teorico con Hayden White e la sua Metastoria del 1973: le narrazioni storiche sono costruzioni verbali che in quanto tali mostrano maggiori analogie con la letteratura che con la scienza, e la storia è appunto tale soltanto all’interno di una narrazione, poiché al di fuori della narrazione il nudo fatto è muto e, oltre a ciò, nella documentazione storica non è presente alcun elemento che induca a costruirne il significato in una direzione anziché in un’altra. «Il passato è finzione del presente», scriveva de Certeau, nel senso che l’ottica attraverso la quale guardare al passato ci è fornita dal presente, e la scrittura di Hansen lo dimostra appieno. La narrazione della prima spedizione al ondo con meta l’Arabia, nonché la prima spedizione scientifica organizzata dal regno di Danimarca, non ha un mero interesse oggettivo in se stessa, ovvero non ha un interesse “storico” nel senso più tradizionale del termine, ma ha per Hansen un interesse e un significato per il presente.

Basso, I. M., “Sull’utilità e il danno della storia” per la letteratura. "Arabia Felix" di Thorkild Hansen., in Basso, I. (ed.), Arabia Felix, Iperborea, Milano 2017: 463- 477 [http://hdl.handle.net/10807/105720]

“Sull’utilità e il danno della storia” per la letteratura. "Arabia Felix" di Thorkild Hansen.

Basso, Ingrid Marina
2017

Abstract

La “scrittura della storia” di Thorkild Hansen all'interno del romanzo di rottura "Arabia Felix " (1962) si porrebbe su quella linea che con Roland Barthes definisce il discorso storico una vera e propria finzione: la realtà storica non può mai essere descritta oggettivamente, ma dev’essere necessariamente ricostruita attraverso degli schemi narrativi inventati ad hoc per conferirle un senso. La storia arebbe così più simile a un romanzo che a una qualsiasi ipotesi scientifica: una lettura, questa, che vedrà il suo acme teorico con Hayden White e la sua Metastoria del 1973: le narrazioni storiche sono costruzioni verbali che in quanto tali mostrano maggiori analogie con la letteratura che con la scienza, e la storia è appunto tale soltanto all’interno di una narrazione, poiché al di fuori della narrazione il nudo fatto è muto e, oltre a ciò, nella documentazione storica non è presente alcun elemento che induca a costruirne il significato in una direzione anziché in un’altra. «Il passato è finzione del presente», scriveva de Certeau, nel senso che l’ottica attraverso la quale guardare al passato ci è fornita dal presente, e la scrittura di Hansen lo dimostra appieno. La narrazione della prima spedizione al ondo con meta l’Arabia, nonché la prima spedizione scientifica organizzata dal regno di Danimarca, non ha un mero interesse oggettivo in se stessa, ovvero non ha un interesse “storico” nel senso più tradizionale del termine, ma ha per Hansen un interesse e un significato per il presente.
2017
Italiano
Arabia Felix
9788870912289
Iperborea
Basso, I. M., “Sull’utilità e il danno della storia” per la letteratura. "Arabia Felix" di Thorkild Hansen., in Basso, I. (ed.), Arabia Felix, Iperborea, Milano 2017: 463- 477 [http://hdl.handle.net/10807/105720]
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