Esaminate dal punto della vista della misericordia, le opere letterarie, o almeno alcune di esse, hanno una duplice natura: da un lato, possono assumerla come contenuto, come oggetto di descrizione (si pensi alla grande quantità di opere di misericordia descritte, ad esempio, nei Promessi sposi); dall’altro, si configurano esse stesse come opere di misericordia in atto, tanto da poter postulare che l’opera letteraria sia in sé un’opera di misericordia (naturalmente non tutte, e naturalmente a certe condizioni). Per citare solo due esempi, si ricordi che Divina Commedia e Promessi sposi sono stati scritti (esplicitamente la prima, implicitamente i secondi) per removere viventes de statu miseriae et perducere ad statum felicitatis), proponendosi quindi esplicitamente almeno di consolare gli afflitti e di consigliare i dubbiosi (vera e propria guida dei perplessi è la Commedia; e forse che non lo sono I promessi sposi?). Di conseguenza, lo studioso di letteratura ha anch’egli un duplice compito: quello di indagare le modalità attraverso le quali le opere letterarie descrivono, ma soprattutto praticano concretamente la misericordia; trasmettere agli studenti e, più in generale a tutti coloro che si accostano ad esse opere, la verità della misericordia ivi descritta e praticata, riproducendone, in modo adatto agli interlocutori, le caratteristiche misericordiose. Riflessione sulla misericordia e buona pratica della misericordia vengono qui di seguito messe a tema nel corso di alcune riflessioni, fra letteratura e teologia, che attraversano la Commedia e I promessi sposi.

Frare, P., «... per un'opera di misericordia». Misericordia e perdono nei «Promessi sposi», in Colombo, G. (ed.), Educati dalla misericordia. Un nuovo sguardo sull'umano, Vita e Pensiero, Milano 2017: 50- 54 [http://hdl.handle.net/10807/105712]

«... per un'opera di misericordia». Misericordia e perdono nei «Promessi sposi»

Frare, Pierantonio
2017

Abstract

Esaminate dal punto della vista della misericordia, le opere letterarie, o almeno alcune di esse, hanno una duplice natura: da un lato, possono assumerla come contenuto, come oggetto di descrizione (si pensi alla grande quantità di opere di misericordia descritte, ad esempio, nei Promessi sposi); dall’altro, si configurano esse stesse come opere di misericordia in atto, tanto da poter postulare che l’opera letteraria sia in sé un’opera di misericordia (naturalmente non tutte, e naturalmente a certe condizioni). Per citare solo due esempi, si ricordi che Divina Commedia e Promessi sposi sono stati scritti (esplicitamente la prima, implicitamente i secondi) per removere viventes de statu miseriae et perducere ad statum felicitatis), proponendosi quindi esplicitamente almeno di consolare gli afflitti e di consigliare i dubbiosi (vera e propria guida dei perplessi è la Commedia; e forse che non lo sono I promessi sposi?). Di conseguenza, lo studioso di letteratura ha anch’egli un duplice compito: quello di indagare le modalità attraverso le quali le opere letterarie descrivono, ma soprattutto praticano concretamente la misericordia; trasmettere agli studenti e, più in generale a tutti coloro che si accostano ad esse opere, la verità della misericordia ivi descritta e praticata, riproducendone, in modo adatto agli interlocutori, le caratteristiche misericordiose. Riflessione sulla misericordia e buona pratica della misericordia vengono qui di seguito messe a tema nel corso di alcune riflessioni, fra letteratura e teologia, che attraversano la Commedia e I promessi sposi.
2017
Italiano
Educati dalla misericordia. Un nuovo sguardo sull'umano
9788834333723
Vita e Pensiero
Frare, P., «... per un'opera di misericordia». Misericordia e perdono nei «Promessi sposi», in Colombo, G. (ed.), Educati dalla misericordia. Un nuovo sguardo sull'umano, Vita e Pensiero, Milano 2017: 50- 54 [http://hdl.handle.net/10807/105712]
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