La valutazione è “definibile come un atto deliberato e socialmente organizzato orientato alla produzione di un giudizio di valore” (Barbier, 1985, p. 34). Secondo Palumbo (2001, p. 48) “c'è valutazione ogni qual volta qualcuno chiede (a se stesso o ad un esterno) di giudicare un’azione intenzionale (progettata, in corso di realizzazione o realizzata) a fronte di qualche criterio e sulla base di informazioni pertinenti”: da questo punto di vista, essa “è una attività cognitiva volta ad attribuire un (giudizio di) valore ad un’azione – nel nostro caso: di formazione – intenzionalmente svolta o che si intende svolgere, destinata a produrre effetti esterni, che si fonda su attività di ricerca delle scienze sociali e che segue procedure rigorose e codificabili” (Palumbo, cit., p. 59). Pertanto, valutare un intervento formativo significa ricostruire e dare valore in maniera argomentata ai mutamenti avvenuti nei destinatari e nei loro contesti rilevanti (ad esempio una organizzazione o un territorio) a seguito della formazione (la quale dovrebbe averne modificato la situazione di partenza); questa attività implica anche la ricostruzione del quadro conoscitivo necessario a comprendere i mutamenti accaduti/non accaduti ovvero il processo. Così intesa, la valutazione presenta tre tratti imprescindibili: risponde a specifiche domande di valutazione relative ad un altrettanto specifico evaluando; giudica, attraverso meccanismi di tipo comparativo; spiega ed argomenta il giudizio attribuito.

Vergani, A., • “Valutazione, in Lipari, D., Pastore, S. (ed.), Nuove parole della formazione, Palinsesto, Roma 2014: 211- 218 [http://hdl.handle.net/10807/100064]

• “Valutazione

Vergani, Alberto
Primo
2014

Abstract

La valutazione è “definibile come un atto deliberato e socialmente organizzato orientato alla produzione di un giudizio di valore” (Barbier, 1985, p. 34). Secondo Palumbo (2001, p. 48) “c'è valutazione ogni qual volta qualcuno chiede (a se stesso o ad un esterno) di giudicare un’azione intenzionale (progettata, in corso di realizzazione o realizzata) a fronte di qualche criterio e sulla base di informazioni pertinenti”: da questo punto di vista, essa “è una attività cognitiva volta ad attribuire un (giudizio di) valore ad un’azione – nel nostro caso: di formazione – intenzionalmente svolta o che si intende svolgere, destinata a produrre effetti esterni, che si fonda su attività di ricerca delle scienze sociali e che segue procedure rigorose e codificabili” (Palumbo, cit., p. 59). Pertanto, valutare un intervento formativo significa ricostruire e dare valore in maniera argomentata ai mutamenti avvenuti nei destinatari e nei loro contesti rilevanti (ad esempio una organizzazione o un territorio) a seguito della formazione (la quale dovrebbe averne modificato la situazione di partenza); questa attività implica anche la ricostruzione del quadro conoscitivo necessario a comprendere i mutamenti accaduti/non accaduti ovvero il processo. Così intesa, la valutazione presenta tre tratti imprescindibili: risponde a specifiche domande di valutazione relative ad un altrettanto specifico evaluando; giudica, attraverso meccanismi di tipo comparativo; spiega ed argomenta il giudizio attribuito.
2014
Italiano
Nuove parole della formazione
9788896416303
Palinsesto
Vergani, A., • “Valutazione, in Lipari, D., Pastore, S. (ed.), Nuove parole della formazione, Palinsesto, Roma 2014: 211- 218 [http://hdl.handle.net/10807/100064]
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