The reflection starts from the conviction that the traditional discourse on dolo – observed as sanction prerequisite in a mostly evidence-devoted analysis – represents, insofar as necessary in its discerning efficacy, only a facet of the mens rea role in criminal law. Some points of emergence of the content richness of dolo, scattered over normative time and space, capture its centrality with respect to prevention, assessment and re-education (or, even better, to restoration of the relational freedom that the will establishes and the crime betrayed). It’s firmly stated that, for the full unfolding of its function, it’s impossible to disregard a genuine scrutiny of the will, in the triple dimension of the action wilfulness, the mental perspective intentionality and the event volition. Evidentiary difficulties and common-sense reasoning risks constitute supporting arguments for the research about non-retaliation responses to the crime, aimed towards the shared reaffirmation of the offended values. Finally, the anchoring of criminal intent to the naturalistic datum of will is assessed as communicative linchpin in contexts of cultural plurality and systematic asset for criminal law as appeal to human freedom.

La riflessione prende le mosse dal convincimento che la trattazione tradizionale del dolo – imperniata sulla sua osservazione quale presupposto della sanzione e votata, per la massima parte, all’analisi dei profili probatori – rappresenti, per quanto necessaria nella sua efficacia critica, solo una sfaccettatura del ruolo dell’elemento soggettivo nel diritto penale. Alcuni punti di emersione della ricchezza contenutistica del dolo, sparsi nel tempo e nello spazio normativo, ne colgono la centralità rispetto alla prevenzione, all’accertamento e alla rieducazione (o, ancor meglio, alla restaurazione di quella libertà relazionale che la volontà stessa fonda e che il reato ha tradito). È ribadito che, per il pieno dispiegarsi della sua funzione, non si può prescindere da un reale accertamento della volontà, nella triplice dimensione della volontarietà dell’azione, dell’intenzionalità della prospettiva mentale e della volizione dell’evento. Le difficoltà probatorie e i rischi insiti nel ricorso al “senso comune” costituiscono argomento di sostegno alla ricerca di risposte al reato non ritorsive, volte alla riaffermazione condivisa dei valori offesi. L’ancoraggio dell’istituto del dolo al dato naturalistico del volere è valutato, infine, nella sua qualità di cardine comunicativo in contesti di pluralità culturale e nella sua portata sistematica all’interno di un diritto penale pensato come appello alla libertà dell’uomo.

PALAVERA, ROSA MARIA, IL DOLO. DECISIONE, INTENZIONE, VOLONTA', EUSEBI, LUCIANO, Università Cattolica del Sacro Cuore Milano:Ciclo XXXII [https://hdl.handle.net/10807/285562]

IL DOLO. DECISIONE, INTENZIONE, VOLONTA'

Palavera, Rosa Maria
2020

Abstract

The reflection starts from the conviction that the traditional discourse on dolo – observed as sanction prerequisite in a mostly evidence-devoted analysis – represents, insofar as necessary in its discerning efficacy, only a facet of the mens rea role in criminal law. Some points of emergence of the content richness of dolo, scattered over normative time and space, capture its centrality with respect to prevention, assessment and re-education (or, even better, to restoration of the relational freedom that the will establishes and the crime betrayed). It’s firmly stated that, for the full unfolding of its function, it’s impossible to disregard a genuine scrutiny of the will, in the triple dimension of the action wilfulness, the mental perspective intentionality and the event volition. Evidentiary difficulties and common-sense reasoning risks constitute supporting arguments for the research about non-retaliation responses to the crime, aimed towards the shared reaffirmation of the offended values. Finally, the anchoring of criminal intent to the naturalistic datum of will is assessed as communicative linchpin in contexts of cultural plurality and systematic asset for criminal law as appeal to human freedom.
24-feb-2020
XXXII
CORSO DI DOTTORATO IN PERSONA E ORDINAMENTI GIURIDICI
La riflessione prende le mosse dal convincimento che la trattazione tradizionale del dolo – imperniata sulla sua osservazione quale presupposto della sanzione e votata, per la massima parte, all’analisi dei profili probatori – rappresenti, per quanto necessaria nella sua efficacia critica, solo una sfaccettatura del ruolo dell’elemento soggettivo nel diritto penale. Alcuni punti di emersione della ricchezza contenutistica del dolo, sparsi nel tempo e nello spazio normativo, ne colgono la centralità rispetto alla prevenzione, all’accertamento e alla rieducazione (o, ancor meglio, alla restaurazione di quella libertà relazionale che la volontà stessa fonda e che il reato ha tradito). È ribadito che, per il pieno dispiegarsi della sua funzione, non si può prescindere da un reale accertamento della volontà, nella triplice dimensione della volontarietà dell’azione, dell’intenzionalità della prospettiva mentale e della volizione dell’evento. Le difficoltà probatorie e i rischi insiti nel ricorso al “senso comune” costituiscono argomento di sostegno alla ricerca di risposte al reato non ritorsive, volte alla riaffermazione condivisa dei valori offesi. L’ancoraggio dell’istituto del dolo al dato naturalistico del volere è valutato, infine, nella sua qualità di cardine comunicativo in contesti di pluralità culturale e nella sua portata sistematica all’interno di un diritto penale pensato come appello alla libertà dell’uomo.
EUSEBI, LUCIANO
NICOLUSSI, ANDREA
PALAVERA, ROSA MARIA, IL DOLO. DECISIONE, INTENZIONE, VOLONTA', EUSEBI, LUCIANO, Università Cattolica del Sacro Cuore Milano:Ciclo XXXII [https://hdl.handle.net/10807/285562]
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