What does effectively determine systemic stability? Does international anarchy always determine a threat to survival? The structural model introduced in this work focuses on two main variables, power concentration and geography, to demonstrate how structural constraints shape States’ base motivations to action, and how the resulting behaviors condition the observable systemic outcomes. Furthermore, I introduce the socialization process as an intervening variable, enabled by specific structural conditions. Socialization could inhibit the systemic balancing tendency by narrowing States’ foreign policy options. From the theoretical point of view, the model modifies the realist assumption towards constant structural incentives to action. By focusing on the role played by power concentration and geography in shaping States’ motivations, it is possible to link together the shifts in international power distribution with shifts in structural incentives. Nonetheless, the model loses the rather mechanistic character of structural realism, making balancing one among many viable options. From the empirical point of view, I apply the model against three case studies, trying to demonstrate how the existence of concentrated or diffused power structures determines systemic stability or instability.
Cosa determina la stabilità di un sistema politico internazionale? L’anarchia sistemica determina sempre una minaccia alla sopravvivenza? Il modello strutturale qui proposto integra le variabili della concentrazione del potere e della localizzazione geografica delle Grandi Potenze, per dimostrare come specifiche configurazioni strutturali contribuiscano a plasmare le motivazioni che stanno alla base dei comportamenti statali, condizionando i risultati sistemici osservabili. Viene, inoltre, inquadrato il processo di socializzazione come variabile interveniente, attivata da specifiche condizioni strutturali, in grado di inibire la ricorrenza della tendenza sistemica al bilanciamento attraverso la riduzione delle opzioni di politica estera a disposizione degli Stati. Dal punto di vista teorico, concentrandosi sul ruolo svolto dal potere e dalla geografia nell’orientare le motivazioni di base degli attori, il modello modifica l’assunto realista di incentivi strutturali costanti all’azione degli Stati, ipotizzando che questi varino al variare dei livelli di concentrazione del potere. Inoltre, mitiga il carattere meccanicistico del realismo strutturale, considerando il bilanciamento come una tra tante opzioni disponibili. Dal punto di vista empirico, il modello viene applicato a tre casi di studio, nel tentativo di evidenziare come la stabilità o l’instabilità sistemica siano determinate dall’esistenza di strutture di potere diffuse o concentrate.
BARBIERI, GIOVANNI, IL NEOREALISMO RIVISITATO. IL RUOLO DELLA CONCENTRAZIONE, DELLA GEOGRAFIA E DELLA SOCIALIZZAZIONE IN UN MODELLO AMPLIATO DELLA TEORIA DELL'EQUILIBRIO DI POTENZA, PARSI, VITTORIO EMANUELE, Università Cattolica del Sacro Cuore Milano:Ciclo XXVIII [https://hdl.handle.net/10807/285684]
IL NEOREALISMO RIVISITATO. IL RUOLO DELLA CONCENTRAZIONE, DELLA GEOGRAFIA E DELLA SOCIALIZZAZIONE IN UN MODELLO AMPLIATO DELLA TEORIA DELL'EQUILIBRIO DI POTENZA
Barbieri, Giovanni
2017
Abstract
What does effectively determine systemic stability? Does international anarchy always determine a threat to survival? The structural model introduced in this work focuses on two main variables, power concentration and geography, to demonstrate how structural constraints shape States’ base motivations to action, and how the resulting behaviors condition the observable systemic outcomes. Furthermore, I introduce the socialization process as an intervening variable, enabled by specific structural conditions. Socialization could inhibit the systemic balancing tendency by narrowing States’ foreign policy options. From the theoretical point of view, the model modifies the realist assumption towards constant structural incentives to action. By focusing on the role played by power concentration and geography in shaping States’ motivations, it is possible to link together the shifts in international power distribution with shifts in structural incentives. Nonetheless, the model loses the rather mechanistic character of structural realism, making balancing one among many viable options. From the empirical point of view, I apply the model against three case studies, trying to demonstrate how the existence of concentrated or diffused power structures determines systemic stability or instability.File | Dimensione | Formato | |
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