San Martino: un figlio di Aquileia cristiana San Martino, benché gelosamente adottato dai re franchi come patrono proprio e del loro popolo e così divenuto ‘francese’ quasi per antonomasia, non cessa di manifestarsi alla ricerca storica come un santo ‘europeo’ per eccellenza. È evidente la fittissima, antica e popolare disseminazione del suo culto dalle isole britanniche fino alle regioni cristiane dell’Oriente mediterraneo e slavo: dal calore inestinguibile della sua avventurosa memoria biografica – ambientata in uno spazio fisico di cui l’Ungheria e i Balcani, Roma e la Francia occidentale circoscrivono l’ampio perimetro – e dalla sua esemplarità spirituale – accessibile all’ammirazione dei semplici, eppure avvertita dei palpiti teologici più vivi nel tormento ecclesiale del suo tempo – scaturì infatti un modello di umanità (cioè di santità cristiana) di vera attualità profetica, perché capace di rinnovare di età in età attrattive di simpatia e prossimità interiore. È perciò naturale che la quantità di studi sul personaggio di Martino sia impressionante, tale addirittura da scoraggiare ogni ricerca di prospettive nuove che ne aggiornino il ritratto. Si è però voluto scommettere di trovarne una: e il panorama aquileiese – siamo persuasi – ha consentito il successo di una inedita angolatura. Per l’incremento della comprensione storica di Martino non poteva infatti mancare il tentativo di riconoscervi le qualità di un autentico testimone della spiritualità che nel IV secolo fiorì vigorosamente in Aquileia cristiana; entro i confini missionari aquileiesi quell’«uomo ricolmo di Dio» non solo aveva passata l’infanzia, ma, ormai uomo maturo, anche volle a ogni costo ritornare come alla sua «patria»: ripartendone infine con la risoluta certezza della propria originale vocazione evangelica, Martino non avrebbe potuto che rimanere – anche nei luoghi più remoti, al pari di altri ‘aquileiesi’ come lui (Gerolamo, Rufino, Venanzio Fortunato …) – figlio a suo modo di tale «patria».
Persic, A., Monachisme d’Aquilée: le côté illyrien – méconnu – de Saint Martin, in Kiš, A. Z., Sabotič, I. (ed.), Putovima europske nematerijalne baštine u 21. Stoljeću: sv. Martin, simbol dijeljenja – Sur les chemins européens du patrimoine immatériel au XXIème siècle: Sain Martin, symbole du partage, Institut za etnologiju i folkloristiku - Kulturni centar sv. Martin – Hrvatska, Zagreb 2016: 75- 86 [http://hdl.handle.net/10807/95991]
Monachisme d’Aquilée: le côté illyrien – méconnu – de Saint Martin
Persic, Alessio
2016
Abstract
San Martino: un figlio di Aquileia cristiana San Martino, benché gelosamente adottato dai re franchi come patrono proprio e del loro popolo e così divenuto ‘francese’ quasi per antonomasia, non cessa di manifestarsi alla ricerca storica come un santo ‘europeo’ per eccellenza. È evidente la fittissima, antica e popolare disseminazione del suo culto dalle isole britanniche fino alle regioni cristiane dell’Oriente mediterraneo e slavo: dal calore inestinguibile della sua avventurosa memoria biografica – ambientata in uno spazio fisico di cui l’Ungheria e i Balcani, Roma e la Francia occidentale circoscrivono l’ampio perimetro – e dalla sua esemplarità spirituale – accessibile all’ammirazione dei semplici, eppure avvertita dei palpiti teologici più vivi nel tormento ecclesiale del suo tempo – scaturì infatti un modello di umanità (cioè di santità cristiana) di vera attualità profetica, perché capace di rinnovare di età in età attrattive di simpatia e prossimità interiore. È perciò naturale che la quantità di studi sul personaggio di Martino sia impressionante, tale addirittura da scoraggiare ogni ricerca di prospettive nuove che ne aggiornino il ritratto. Si è però voluto scommettere di trovarne una: e il panorama aquileiese – siamo persuasi – ha consentito il successo di una inedita angolatura. Per l’incremento della comprensione storica di Martino non poteva infatti mancare il tentativo di riconoscervi le qualità di un autentico testimone della spiritualità che nel IV secolo fiorì vigorosamente in Aquileia cristiana; entro i confini missionari aquileiesi quell’«uomo ricolmo di Dio» non solo aveva passata l’infanzia, ma, ormai uomo maturo, anche volle a ogni costo ritornare come alla sua «patria»: ripartendone infine con la risoluta certezza della propria originale vocazione evangelica, Martino non avrebbe potuto che rimanere – anche nei luoghi più remoti, al pari di altri ‘aquileiesi’ come lui (Gerolamo, Rufino, Venanzio Fortunato …) – figlio a suo modo di tale «patria».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.