Firmissimam Constantiam. Le Mexique dans la « Pâque des trois Encycliques »

Più volte trascurato da una storiografia che nella diversità dei suoi orientamenti è stata spesso segnata da un certo eurocentrismo, il Messico rappresenta un tassello fondamentale per comprendere linee di fondo e prospettive globali della politica della Santa Sede negli anni di Pio XI, in particolare nella seconda metà degli anni Trenta. Di questo il contenuto e il processo redazionale delle encicliche del marzo 1937 – che costituiscono sia singolarmente che soprattutto nel loro insieme un momento fondamentale del magistero rattiano – offrono una testimonianza illuminante. Il caso messicano, al centro dell’enciclica Firmissimam constantiam ma presente anche nella Divini Redemptoris, sembra più di altri collocarsi al crocevia tra diverse chiavi di lettura delle sfide poste alla Chiesa cattolica dai regimi autoritari e totalitari. Se la condanna dell’ideologia comunista – nella quale soprattutto i gesuiti individuano la vera “bussola” del governo di Lázaro Cárdenas – è senza appello, altrettanto chiaramente viene espressa la necessità di un ripensamento profondo delle modalità di presenza e d’intervento della Chiesa nell’ambito tanto sociale quanto pastorale. La guerra civile spagnola e l’avvicinamento diplomatico della Santa Sede agli Stati Uniti (con la visita privata del cardinale segretario di Stato Eugenio Pacelli al presidente Franklin D. Roosevelt) costituiscono l’orizzonte politico internazionale nel quale le vicende messicane vengono prese in considerazione dal papa e dalla Curia romana tra il 1936 e il 1937.