Il corpo ferito e le rivendicazioni dell'arte: un approccio alla formazione dello studente di medicina

Il tema del corpo non conosce limiti spazio-temporali e investe tutto lo scibile umano dalla medicina alla psicologia, dall’arte e dalla letteratura alla musica. In particolare, nella storia della medicina, legata alle origini al mito di Chirone e alla sua ferita inguaribile, acquista rilevanza l’immagine del corpo ferito dalla malattia che molti artisti hanno indagato nelle loro opere. Lo sguardo dell’artista, nella formazione dello studente di medicina, è indispensabile affinchè la dimensione scientifica non riduca l’uomo alla sua malattia. La verità della scienza medica necessita di un’altra verità, quella che attraversa tutta la persona, la sua psiche, la sua fisicità. Alla luce di questo, tale contributo intende dare una lettura etico-antropologica del corpo ferito dalla malattia, dalla prospettiva dell’autoritratto ferito, genere scelto da alcuni artisti che, tra Ottocento e Novecento, hanno raffigurato il proprio disagio fisico o psichico (Van Gogh, Kahlo, Munch, Bacon, Klee). Siamo convinti che il linguaggio artistico, soprattutto quando trae origine dal vissuto personale, abbia una finalità etico-formativa per lo studente di medicina che può guardare oltre il tracciato medico-scientifico delle malattie per cogliere quella che lo storico Roy Porter definiva “the history from below”, ossia “from the patient point of view”.