Il nesso tra i concetti di “simbolo”, “allegoria” e “pensiero ribelle” rappresenta in qualche modo un profilo decisivo della filosofia di Walter Benjamin. Se è vero che il momento riflessivo appare di per sé criticamente eversivo e quindi “ribelle”, esso non si lascia mai ricondurre ad una formalizzazione sistematica (la “dottrina”) e quindi ad un “metodo”, articolandosi invece in un “contrometodo” imperniato sull’intreccio e la contaminazione di registri concettuali. Trova allora spazio la polarità “simbolo”-“allegoria”: il primo mira ad esprimere staticamente una totalità compiuta di senso (paradigmaticamente: la tragedia greca), laddove la seconda privilegia in modo tensionale la cifra del “frammento” (come nel dramma moderno). Di qui il circuito conoscenza- filosofia-linguaggio a partire da un'idea di filosofia come speculazione linguistica e dalla convinzione che solo nella lingua, anche nei suoi profili “magici”, risiede la verità. La transizione dalla “ribellione del pensiero” al “pensiero della ribellione” diventa allora il nodo problematico: in altri termini, la possibilità di tematizzare pienamente e pianificare la “ribellione”, ciò che investe il ruolo rivestito dalla “mediazione” (anche in chiave politico-giuridica). L’esito non può che articolarsi secondo tre figure concettuali strettamente connesse: rivoluzione, come opera di superamento del “dato” connesso ad ogni impresa riflessiva, redenzione, intesa in chiave di compimento nell’éschaton di tale processo di superamento e, infine, l’approdo alla rivelazione. Solo nel momento apocalittico si manifesta definitivamente il senso del conoscere, del linguaggio e, quindi, la dimensione essenzialmente dialettica che attraversa la storia: ecco perché la ribellione è allo stesso tempo possibile e impossibile.

Bombelli, G., "Ribellione del pensiero" e "pensiero della ribellione": spunti dalla riflessione di Walter Benjamin, <<RIVISTA DI FILOSOFIA NEOSCOLASTICA>>, 2008; Anno C Ottobre-Dicembre (4): 561-593 [http://hdl.handle.net/10807/78488]

"Ribellione del pensiero" e "pensiero della ribellione": spunti dalla riflessione di Walter Benjamin

Bombelli, Giovanni
2008

Abstract

Il nesso tra i concetti di “simbolo”, “allegoria” e “pensiero ribelle” rappresenta in qualche modo un profilo decisivo della filosofia di Walter Benjamin. Se è vero che il momento riflessivo appare di per sé criticamente eversivo e quindi “ribelle”, esso non si lascia mai ricondurre ad una formalizzazione sistematica (la “dottrina”) e quindi ad un “metodo”, articolandosi invece in un “contrometodo” imperniato sull’intreccio e la contaminazione di registri concettuali. Trova allora spazio la polarità “simbolo”-“allegoria”: il primo mira ad esprimere staticamente una totalità compiuta di senso (paradigmaticamente: la tragedia greca), laddove la seconda privilegia in modo tensionale la cifra del “frammento” (come nel dramma moderno). Di qui il circuito conoscenza- filosofia-linguaggio a partire da un'idea di filosofia come speculazione linguistica e dalla convinzione che solo nella lingua, anche nei suoi profili “magici”, risiede la verità. La transizione dalla “ribellione del pensiero” al “pensiero della ribellione” diventa allora il nodo problematico: in altri termini, la possibilità di tematizzare pienamente e pianificare la “ribellione”, ciò che investe il ruolo rivestito dalla “mediazione” (anche in chiave politico-giuridica). L’esito non può che articolarsi secondo tre figure concettuali strettamente connesse: rivoluzione, come opera di superamento del “dato” connesso ad ogni impresa riflessiva, redenzione, intesa in chiave di compimento nell’éschaton di tale processo di superamento e, infine, l’approdo alla rivelazione. Solo nel momento apocalittico si manifesta definitivamente il senso del conoscere, del linguaggio e, quindi, la dimensione essenzialmente dialettica che attraversa la storia: ecco perché la ribellione è allo stesso tempo possibile e impossibile.
2008
Italiano
Bombelli, G., "Ribellione del pensiero" e "pensiero della ribellione": spunti dalla riflessione di Walter Benjamin, <<RIVISTA DI FILOSOFIA NEOSCOLASTICA>>, 2008; Anno C Ottobre-Dicembre (4): 561-593 [http://hdl.handle.net/10807/78488]
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