Introduzione: La gestione delle uropatie ostruttive in fase prenatale non può prescindere dalla diagnostica invasiva e non. L’approccio diagnostico invasivo più frequente è la cistocentesi ecoguidata, con prelievo di urina fetale nel punto di transfissione. La biochimica urinaria fetale è determinante nella scelta dell’approccio invasivo più appropriato.Scopo del lavoro è stato dimostrare che cistocentesi ripetute (2 casi) possono essere diagnostiche e terapeutiche, determinando miglioramenti pressori nel detrusore vescicale fetale, contribuendo al buon esito perinatale. Materiali e metodi: Prima paziente: 26a settimana con diagnosi di massa fetale addominale sin (sospetto rene displasico multicistico). Seconda paziente: 14a settimana con diagnosi di megavescica fetale. In entrambe sono state effettuate 7 cistocentesi ecoguidate. Sui campioni di urina fetale sono stati dosati: elettroliti, creatinina, microalbuminuria ed osmolalità (C 311 Roche, BNII Siemens, Osmometro AI). Risultati: I parametri di funzionalità renale, nel primo caso, sono risultati sempre elevati indice di una funzionalità compromessa. A 4 giorni di vita, il bambino è stato sottoposto a nefroureterectomia sn, con diagnosi definitiva di forma segmentale di displasia renale. La cistouretrografia effettuata a 3 mesi di vita ha evidenziato: parenchima renale dx sano, con funzionalità renale nella norma. Nel secondo caso i test biochimici sull’urina fetale hanno evidenziato una normale funzionalità del parenchima renale pur in presenza di megavescica (sindrome di Prune-Belly), confermata postnatalmente. Alla nascita le condizioni generali sono risultate discrete con parametri biochimici e ecografia dell’apparato urinario nella norma. Conclusioni: L’uso delle tecniche invasive ecoguidate ha permesso di considerare il feto come "paziente" e l’approccio invasivo può essere effettuato con un rapporto rischio-beneficio basso.Le indagini biochimiche nei distretti indagati hanno permesso di monitorare l’evoluzione della patologia, conducendo le gravidanze fino alla 37°e 38° settimana, rispettivamente, con un intervento appropriato e senza accanimento terapeutico. I test biochimici sono stati di grande supporto per la formulazione della diagnosi confermata alla nascita dei bambini e per detendere la distensione della megavescica fetale.

Rossi, C., Pellegrino, M., Noia, G., Masini, L., Manzoni, C., Giona, A., Facente, A., Caruso, A., Zuppi, C., Calla', C. A. M., La Biochimica urinaria del feto ottenuta con cistocentesi: utilità clinica nelle gravi uropatie fetali, Abstract de <<44° Congresso Nazionale Sibioc>>, (Roma, 05-07 November 2012 ), <<BIOCHIMICA CLINICA>>, 2012; (36): 584-584 [http://hdl.handle.net/10807/62153]

La Biochimica urinaria del feto ottenuta con cistocentesi: utilità clinica nelle gravi uropatie fetali

Rossi, Cristina;Pellegrino, Marcella;Noia, Giuseppe;Masini, Lucia;Manzoni, Carlo;Caruso, Alessandro;Zuppi, Cecilia;Calla', Cinzia Anna Maria
2012

Abstract

Introduzione: La gestione delle uropatie ostruttive in fase prenatale non può prescindere dalla diagnostica invasiva e non. L’approccio diagnostico invasivo più frequente è la cistocentesi ecoguidata, con prelievo di urina fetale nel punto di transfissione. La biochimica urinaria fetale è determinante nella scelta dell’approccio invasivo più appropriato.Scopo del lavoro è stato dimostrare che cistocentesi ripetute (2 casi) possono essere diagnostiche e terapeutiche, determinando miglioramenti pressori nel detrusore vescicale fetale, contribuendo al buon esito perinatale. Materiali e metodi: Prima paziente: 26a settimana con diagnosi di massa fetale addominale sin (sospetto rene displasico multicistico). Seconda paziente: 14a settimana con diagnosi di megavescica fetale. In entrambe sono state effettuate 7 cistocentesi ecoguidate. Sui campioni di urina fetale sono stati dosati: elettroliti, creatinina, microalbuminuria ed osmolalità (C 311 Roche, BNII Siemens, Osmometro AI). Risultati: I parametri di funzionalità renale, nel primo caso, sono risultati sempre elevati indice di una funzionalità compromessa. A 4 giorni di vita, il bambino è stato sottoposto a nefroureterectomia sn, con diagnosi definitiva di forma segmentale di displasia renale. La cistouretrografia effettuata a 3 mesi di vita ha evidenziato: parenchima renale dx sano, con funzionalità renale nella norma. Nel secondo caso i test biochimici sull’urina fetale hanno evidenziato una normale funzionalità del parenchima renale pur in presenza di megavescica (sindrome di Prune-Belly), confermata postnatalmente. Alla nascita le condizioni generali sono risultate discrete con parametri biochimici e ecografia dell’apparato urinario nella norma. Conclusioni: L’uso delle tecniche invasive ecoguidate ha permesso di considerare il feto come "paziente" e l’approccio invasivo può essere effettuato con un rapporto rischio-beneficio basso.Le indagini biochimiche nei distretti indagati hanno permesso di monitorare l’evoluzione della patologia, conducendo le gravidanze fino alla 37°e 38° settimana, rispettivamente, con un intervento appropriato e senza accanimento terapeutico. I test biochimici sono stati di grande supporto per la formulazione della diagnosi confermata alla nascita dei bambini e per detendere la distensione della megavescica fetale.
2012
Italiano
Rossi, C., Pellegrino, M., Noia, G., Masini, L., Manzoni, C., Giona, A., Facente, A., Caruso, A., Zuppi, C., Calla', C. A. M., La Biochimica urinaria del feto ottenuta con cistocentesi: utilità clinica nelle gravi uropatie fetali, Abstract de <<44° Congresso Nazionale Sibioc>>, (Roma, 05-07 November 2012 ), <<BIOCHIMICA CLINICA>>, 2012; (36): 584-584 [http://hdl.handle.net/10807/62153]
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