L’entrata in vigore del nuovo Piano di governo del territorio (Pgt) di Milano è occasione per riflettere sulla “città ordinaria”, intesa come somma di tessuti urbani consolidatisi nel tempo, per vicende e con esiti assai diversi tra loro. Un patrimonio, fisico ed economico, oggetto di continue e diffuse trasformazioni – quasi un “metabolismo urbano” – che costituisce un’infrastruttura destinata a condizionare, negli anni a venire, la comunità milanese. Nello scritto, la città ordinaria è letta secondo tre distinti profili, che sono poi le principali questioni oggi aperte: le trasformazioni estensive del recente (e meno recente) passato; il rapporto fra programmazione urbanistico-edilizia e cura ordinaria della città; la prospettiva di una possibile rigenerazione urbana. Per l’oggettiva significatività del caso milanese, spesso in grado di anticipare o di rafforzare tratti innovativi dei processi di trasformazione urbana, da questi tre profili possono derivarsi riflessioni più generali, in termini sia di contraddizioni, sia di opportunità. Le tre questioni trattate sono frutto di una selezione di parte, che muove da un assunto per nulla scontato: la necessità di porre maggiore attenzione ai luoghi, alla loro realtà fisica e funzionale, dopo diversi anni di omologazione e di esibizione che hanno generato una colpevole trascuratezza. Gli studi e il progetto urbano hanno smarrito la capacità di un riscontro effettivo, condizionati più dall’analisi delle politiche pubbliche, dal dibattito culturale, persino dall’evidenza mediatica e assai meno dai bisogni dei luoghi, nella loro insopprimibile realtà. Si sono così prodotti atlanti, descrizioni e repertori indifferenti ai contesti, con letture tanto minute quanto inutili o generali quanto banali. Si sono adottate retoriche funzionali più alla discussione che all’azione. Si sono importate teorie senza preoccuparci della loro applicabilità. Lo scritto propone di tornare al confronto con la realtà, con la probabilità, persino con l’euristica, rivolgendo la critica (anche sostanziale) direttamente agli esiti ricercati, più che ai presupposti dell’azione di governo. Propone cioè agire su fatti reali, anche se poco graditi, avvicinandoci di più alle parti di città sulle quali operiamo e alle relazioni che esse sottendono: adottando un sano realismo critico è possibile analizzare le questioni essenziali che i luoghi ci sottopongono, che possono essere di costruzione e di gestione, di sapere tecnico e di sensibilità relazionale, di progetto fisico e sociale, di verifica e di valutazione nel tempo.

Pareglio, S., Vitillo, P., Milano. Metabolismo urbano nella città ordinaria, <<URBANISTICA>>, 2013; (152): 65-73 [http://hdl.handle.net/10807/60295]

Milano. Metabolismo urbano nella città ordinaria

Pareglio, Stefano;
2013

Abstract

L’entrata in vigore del nuovo Piano di governo del territorio (Pgt) di Milano è occasione per riflettere sulla “città ordinaria”, intesa come somma di tessuti urbani consolidatisi nel tempo, per vicende e con esiti assai diversi tra loro. Un patrimonio, fisico ed economico, oggetto di continue e diffuse trasformazioni – quasi un “metabolismo urbano” – che costituisce un’infrastruttura destinata a condizionare, negli anni a venire, la comunità milanese. Nello scritto, la città ordinaria è letta secondo tre distinti profili, che sono poi le principali questioni oggi aperte: le trasformazioni estensive del recente (e meno recente) passato; il rapporto fra programmazione urbanistico-edilizia e cura ordinaria della città; la prospettiva di una possibile rigenerazione urbana. Per l’oggettiva significatività del caso milanese, spesso in grado di anticipare o di rafforzare tratti innovativi dei processi di trasformazione urbana, da questi tre profili possono derivarsi riflessioni più generali, in termini sia di contraddizioni, sia di opportunità. Le tre questioni trattate sono frutto di una selezione di parte, che muove da un assunto per nulla scontato: la necessità di porre maggiore attenzione ai luoghi, alla loro realtà fisica e funzionale, dopo diversi anni di omologazione e di esibizione che hanno generato una colpevole trascuratezza. Gli studi e il progetto urbano hanno smarrito la capacità di un riscontro effettivo, condizionati più dall’analisi delle politiche pubbliche, dal dibattito culturale, persino dall’evidenza mediatica e assai meno dai bisogni dei luoghi, nella loro insopprimibile realtà. Si sono così prodotti atlanti, descrizioni e repertori indifferenti ai contesti, con letture tanto minute quanto inutili o generali quanto banali. Si sono adottate retoriche funzionali più alla discussione che all’azione. Si sono importate teorie senza preoccuparci della loro applicabilità. Lo scritto propone di tornare al confronto con la realtà, con la probabilità, persino con l’euristica, rivolgendo la critica (anche sostanziale) direttamente agli esiti ricercati, più che ai presupposti dell’azione di governo. Propone cioè agire su fatti reali, anche se poco graditi, avvicinandoci di più alle parti di città sulle quali operiamo e alle relazioni che esse sottendono: adottando un sano realismo critico è possibile analizzare le questioni essenziali che i luoghi ci sottopongono, che possono essere di costruzione e di gestione, di sapere tecnico e di sensibilità relazionale, di progetto fisico e sociale, di verifica e di valutazione nel tempo.
2013
Italiano
Pareglio, S., Vitillo, P., Milano. Metabolismo urbano nella città ordinaria, <<URBANISTICA>>, 2013; (152): 65-73 [http://hdl.handle.net/10807/60295]
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