Nelle sue orazioni, Lisia ripropone la figura di Trasibulo in modo molto diverso: il Trasibulo liberatore di File e salvatore della democrazia di XII, 52 (403) diventa, attraverso il Trasibulo ironicamente definito come il “venerabile Stirieo” di XVI, 15, il Trasibulo di XXVIII, 5-8 (389/8), di cui si afferma con freddezza che “ha fatto bene a morire come è morto”, liberando la città dalla sua ingombrante presenza. Ci si può interrogare sul motivo del progressivo distacco di Lisia da Trasibulo, probabilmente legato a dissensi sulla gestione politica del periodo successivo alla restaurazione democratica, in particolare sull’amnistia. Ma colpisce, nell’orazione XXVIII Contro Ergocle, l’impegno nella costruzione di un’immagine negativa di Trasibulo: essa viene costruita attraverso accuse indirette, che riguardano Ergocle e altri suoi collaboratori ma si riflettono inevitabilmente su di lui, come quelle di aver danneggiato gli interessi di Atene maltrattando gli alleati, e accuse dirette, come quelle di essersi arricchito personalmente e di aver favorito i propri adulatori; particolarmente gravi appaiono le accuse di trescare con i barbari, di volersi creare un dominio personale, di tramare piani oligarchici, destinate a sottolineare l’estraneità di Trasibulo alla città e alle sue tradizioni politiche. Questa visione di Trasibulo contrasta con quella offerta sia da Senofonte sia da Diodoro a proposito delle medesime vicende e riflette l’intento di costruire abilmente, a scopo giudiziario, un’immagine negativa dell’ex eroe della democrazia.

Bearzot, C. S., L’image “noire” de Thrasybule dans le Contre Ergoclès de Lysias, in La représentation négative de l'autre dans les sources antiques. Hostilité, réprobation, dépréciation, (Parigi, 18-19 May 2013), Editions Universitaires de Dijon, Dijon 2014:<<Collection Histoires>>, 299-312 [http://hdl.handle.net/10807/54831]

L’image “noire” de Thrasybule dans le Contre Ergoclès de Lysias

Bearzot, Cinzia Susanna
2014

Abstract

Nelle sue orazioni, Lisia ripropone la figura di Trasibulo in modo molto diverso: il Trasibulo liberatore di File e salvatore della democrazia di XII, 52 (403) diventa, attraverso il Trasibulo ironicamente definito come il “venerabile Stirieo” di XVI, 15, il Trasibulo di XXVIII, 5-8 (389/8), di cui si afferma con freddezza che “ha fatto bene a morire come è morto”, liberando la città dalla sua ingombrante presenza. Ci si può interrogare sul motivo del progressivo distacco di Lisia da Trasibulo, probabilmente legato a dissensi sulla gestione politica del periodo successivo alla restaurazione democratica, in particolare sull’amnistia. Ma colpisce, nell’orazione XXVIII Contro Ergocle, l’impegno nella costruzione di un’immagine negativa di Trasibulo: essa viene costruita attraverso accuse indirette, che riguardano Ergocle e altri suoi collaboratori ma si riflettono inevitabilmente su di lui, come quelle di aver danneggiato gli interessi di Atene maltrattando gli alleati, e accuse dirette, come quelle di essersi arricchito personalmente e di aver favorito i propri adulatori; particolarmente gravi appaiono le accuse di trescare con i barbari, di volersi creare un dominio personale, di tramare piani oligarchici, destinate a sottolineare l’estraneità di Trasibulo alla città e alle sue tradizioni politiche. Questa visione di Trasibulo contrasta con quella offerta sia da Senofonte sia da Diodoro a proposito delle medesime vicende e riflette l’intento di costruire abilmente, a scopo giudiziario, un’immagine negativa dell’ex eroe della democrazia.
2014
Francese
La représentation négative de l'autre dans les sources antiques. Hostilité, réprobation, dépréciation
Colloque International "Hostilité, réprobation, dépréciation. La représentation négative de l'autre dans les sources antiques"
Parigi
18-mag-2013
19-mag-2013
978-2-36441-080-0
Bearzot, C. S., L’image “noire” de Thrasybule dans le Contre Ergoclès de Lysias, in La représentation négative de l'autre dans les sources antiques. Hostilité, réprobation, dépréciation, (Parigi, 18-19 May 2013), Editions Universitaires de Dijon, Dijon 2014:<<Collection Histoires>>, 299-312 [http://hdl.handle.net/10807/54831]
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