La ricerca e la prassi sperimentale permette di perfezionare le scoperte e le conoscenze mediche precedenti, di migliorare le cure e di ridurre i margini di rischio, ma apre nuove possibilità, impreviste e incontrollabili, di rischio. Sembra dunque verosimile, sia per la diffusione crescente della medicina difensiva in tutta la prassi clinica, sia per i rischi specifici e aggiuntivi determinati dai trattamenti sperimentali, che nella progettazione, nella conduzione ma anche nella valutazione dei protocolli di sperimentazione siano adottate delle procedure o delle condotte di medicina difensiva. Considerando l’aspetto della sicurezza dei pazienti nelle sperimentazioni, molte scelte, pur originate da motivi di medicina difensiva possono risultare vantaggiose per i pazienti, perciò sono da considerare positivamente, anche se penalizzano il budget della ricerca. Per quanto concerne, invece, l’aspetto della informazione e della decisione, dovrebbe essere considerato adeguatamente il valore della responsabilità, insieme a quello dell’autonomia, dei soggetti partecipanti, per cui i contenuti dell’informazione dovrebbero, prima di tutto, essere oggettivamente rilevanti per consentire di scegliere veramente senza l’imposizione di condizioni inderogabili (dettate tra l’altro da motivazioni non cliniche), più adatte alla stipula di un contratto che ad un patto fiduciario di collaborazione e di alleanza tra medico ricercatore e paziente soggetto di sperimentazione.
Spagnolo, A. G., Minacori, R., La medicina difensiva nella sperimentazione clinica, in Medico e paziente tra medicina "difensiva" e appropriatezza dei trattamenti, (Napoli, 01-03 December 2011), Comitato Etico per le Attività Biomediche "Carlo Romano", Napoli 2012: 55-60 [http://hdl.handle.net/10807/40534]
La medicina difensiva nella sperimentazione clinica
Spagnolo, Antonio Gioacchino;Minacori, Roberta
2012
Abstract
La ricerca e la prassi sperimentale permette di perfezionare le scoperte e le conoscenze mediche precedenti, di migliorare le cure e di ridurre i margini di rischio, ma apre nuove possibilità, impreviste e incontrollabili, di rischio. Sembra dunque verosimile, sia per la diffusione crescente della medicina difensiva in tutta la prassi clinica, sia per i rischi specifici e aggiuntivi determinati dai trattamenti sperimentali, che nella progettazione, nella conduzione ma anche nella valutazione dei protocolli di sperimentazione siano adottate delle procedure o delle condotte di medicina difensiva. Considerando l’aspetto della sicurezza dei pazienti nelle sperimentazioni, molte scelte, pur originate da motivi di medicina difensiva possono risultare vantaggiose per i pazienti, perciò sono da considerare positivamente, anche se penalizzano il budget della ricerca. Per quanto concerne, invece, l’aspetto della informazione e della decisione, dovrebbe essere considerato adeguatamente il valore della responsabilità, insieme a quello dell’autonomia, dei soggetti partecipanti, per cui i contenuti dell’informazione dovrebbero, prima di tutto, essere oggettivamente rilevanti per consentire di scegliere veramente senza l’imposizione di condizioni inderogabili (dettate tra l’altro da motivazioni non cliniche), più adatte alla stipula di un contratto che ad un patto fiduciario di collaborazione e di alleanza tra medico ricercatore e paziente soggetto di sperimentazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.