Il Settecento si configura come teatro di innumerevoli dicotomie. Fede e ragione, mente e corpo, arte e scienza, antico e moderno: queste sono solo alcune delle coppie di opposti che hanno animato un secolo proteiforme. Accanto a questa logica strettamente binaria, tuttavia, è possibile rintracciare una linea di pensiero che, rifacendosi alla famosa metafora di Leibniz e Shaftesbury – poi ripresa da Addison e Diderot – della “grande catena dell’essere”, mostra la continuità e lo scambio tra simili elementi contrapposti. La stretta sinergia affermata nel Settecento tra la danza degli antichi e quella dei moderni ne offre un esempio efficace: superando la sterile querelle che aveva infiammato i secoli precedenti, infatti, l’innegabile auctoritas del passato viene ora messa alla prova degli evidenti guadagni critici e artistici della contemporaneità. Il saggio si sofferma presso un luogo di emergenza specifico di tale dinamica, elaborandone un’analisi puntuale: la creazione e legittimazione del balletto pantomimo da parte di Gasparo Angiolini. Più nel dettaglio, attraverso l’interrogazione critica di alcuni scritti del coreografo, si mostra come tra i modelli in gioco non sia possibile operare alcuna azione di inglobamento né di divaricazione: in virtù del carattere eveniente del ballo, infatti, ogni nuova rappresentazione coreica si costituisce quale identità originale, in costante e inarrestabile movimento con l’altro da sé.

Aimo, L., Dicotomie o sinergie? Gasparo Angiolini e l’originalità della danza., in Pontremoli, A., Veroli, P. (ed.), Passi tracce percorsi. Scritti sulla danza italiana in omaggio a José Sasportes., Aracne, Roma 2012: 71- 82 [http://hdl.handle.net/10807/39961]

Dicotomie o sinergie? Gasparo Angiolini e l’originalità della danza.

Aimo, Laura
2012

Abstract

Il Settecento si configura come teatro di innumerevoli dicotomie. Fede e ragione, mente e corpo, arte e scienza, antico e moderno: queste sono solo alcune delle coppie di opposti che hanno animato un secolo proteiforme. Accanto a questa logica strettamente binaria, tuttavia, è possibile rintracciare una linea di pensiero che, rifacendosi alla famosa metafora di Leibniz e Shaftesbury – poi ripresa da Addison e Diderot – della “grande catena dell’essere”, mostra la continuità e lo scambio tra simili elementi contrapposti. La stretta sinergia affermata nel Settecento tra la danza degli antichi e quella dei moderni ne offre un esempio efficace: superando la sterile querelle che aveva infiammato i secoli precedenti, infatti, l’innegabile auctoritas del passato viene ora messa alla prova degli evidenti guadagni critici e artistici della contemporaneità. Il saggio si sofferma presso un luogo di emergenza specifico di tale dinamica, elaborandone un’analisi puntuale: la creazione e legittimazione del balletto pantomimo da parte di Gasparo Angiolini. Più nel dettaglio, attraverso l’interrogazione critica di alcuni scritti del coreografo, si mostra come tra i modelli in gioco non sia possibile operare alcuna azione di inglobamento né di divaricazione: in virtù del carattere eveniente del ballo, infatti, ogni nuova rappresentazione coreica si costituisce quale identità originale, in costante e inarrestabile movimento con l’altro da sé.
2012
Italiano
Passi tracce percorsi. Scritti sulla danza italiana in omaggio a José Sasportes.
978-88-548-5155-9
Aimo, L., Dicotomie o sinergie? Gasparo Angiolini e l’originalità della danza., in Pontremoli, A., Veroli, P. (ed.), Passi tracce percorsi. Scritti sulla danza italiana in omaggio a José Sasportes., Aracne, Roma 2012: 71- 82 [http://hdl.handle.net/10807/39961]
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