Il lavoro offre una ricostruzione dell’immagine di giustizia desumibile dagli artt. 2 e 3 della Costituzione, considerandone i riflessi su alcuni nodi cardine della problematica penalistica: in particolare, circa le modalità di tutela del bene giuridico fondamentale costituito dalla vita umana, con riguardo ai temi emergenti della biogiuridica e segnatamente del rapporto tra medico e paziente, nonché circa l’inaccettabilità di utilizzazioni c.d. "sicuritarie" degli strumenti penalistici, le quali si pongono, nel solco di quello che è stato descritto come "diritto penale del nemico", in un’ottica antitetica all’orientamento risocializzativo espresso dall’art. 27, comma 3, della carta costituzionale. L’assunto cardine della ricerca è costituito dalla constatazione di come la titolarità dei diritti inviolabili non dipende, nell’impianto costituzionale, dal giudizio sulle condizioni esistenziali o sulle capacità di un determinato individuo, bensì esclusivamente dalla sua esistenza in vita. Per cui l’agire secondo giustizia non è da reperirsi nell’operare in termini di reciprocità rispetto a un simile giudizio, ma nel costruire, anche in situazioni problematiche, criteriologie d’intervento conformi alla dignità di tutti i soggetti che delle medesime risultino destinatari. Il rispetto di ogni individuo vivente assume pertanto, nel sistema giuridico, il ruolo di presidio del principio di uguaglianza, manifestandosi come requisito essenziale dell’ordinamento democratico. Su questa base, il contributo muove dalla individuazione dei caratteri che configurano l’esistenza di una vita umana, affrontando, in particolare, le questioni che vengono dibattute con riguardo al riconoscimento del suo inizio e della sua fine, in relazione alle conseguenze rilevanti per il diritto. Ciò premesso, viene approfondita la problematica del ruolo giuridico che assume il consenso del paziente nell’attività medica, sia rispetto alla attivazione di terapie, sia rispetto alla interruzione delle medesime e al rilievo delle c.d. dichiarazioni anticipate di trattamento (anche con una specifica considerazione della problematica relativa ai c.d. stati vegetativi). Si analizzano, in particolare, la natura non esclusivamente contrattualistica del rapporto sanitario, nonché il ruolo e i contenuti del concetto di proporzionalità delle terapie. Dal punto di vista del sistema sanzionatorio penale, viene posto in evidenza lo stretto legame tra la nozione di giustizia sopra richiamata e l’orientamento rieducativo assegnato dalla Costituzione alla pena. Orientamento che, in questi termini, non si configura quale mera apertura a istanze umanitarie, bensì quale vera e propria strategia politico-criminale. Ne risulta infatti privilegiato un modello di prevenzione generale e speciale "positiva", che mira a tenere elevati nella società i livelli di adesione per scelta personale al rispetto dei precetti normativi e valorizza, in questo senso, strategie di responsabilizzazione e di reintegrazione sociale dei condannati. Un modello, pertanto, fondato sul "consenso", piuttosto che su dinamiche intimidative e neutralizzative ampiamente disponibili alla definitiva emarginazione sociale dei destinatari delle condanne penali e, nel contempo, assai poco sensibili a quella corresponsabilità sociale verso molteplici fattori che favoriscono la criminalità, il cui riconoscimento risulta indispensabile per attuare serie strategie di prevenzione primaria. Da una tale consapevolezza vengono desunte conseguenze non solo per la riforma del sistema sanzionatorio penale, ma anche per la costruzione delle fattispecie incriminatrici. Conclusivamente, e in rapporto a entrambi i nuclei problematici affrontati, è proposta una riflessione preoccupata circa le tendenze alla c.d. "flessibilizzazione" degli stessi diritti inviolabili e, in particolare, del diritto alla vita e del diritto al rispetto della dignità umana: dunque, alla "bilanciabilità" di quei diritti, date certe condizioni, con altri interessi. Di simili orientamenti si evidenziano derive attuali e potenziali assai delicate.

Eusebi, L., Il rapporto con l'«altro» alla luce della Costituzione. I riflessi sulle problematiche del «fine vita» e l'«incostituzionalità» di ogni configurazione dell'«altro» come nemico, Dignità e diritto: prospettive interdisciplinari, Quaderni del Dipartimento di Scienze giuridiche dell Università Cattolica del Sacro Cuore - sede di Piacenza, Libellula Edizioni, Tricase 2010 <<Quaderni del Dipartimento di Scienze Giuridiche - UCSC Piacenza>>,: 39-70 [http://hdl.handle.net/10807/28297]

Il rapporto con l'«altro» alla luce della Costituzione. I riflessi sulle problematiche del «fine vita» e l'«incostituzionalità» di ogni configurazione dell'«altro» come nemico

Eusebi, Luciano
2010

Abstract

Il lavoro offre una ricostruzione dell’immagine di giustizia desumibile dagli artt. 2 e 3 della Costituzione, considerandone i riflessi su alcuni nodi cardine della problematica penalistica: in particolare, circa le modalità di tutela del bene giuridico fondamentale costituito dalla vita umana, con riguardo ai temi emergenti della biogiuridica e segnatamente del rapporto tra medico e paziente, nonché circa l’inaccettabilità di utilizzazioni c.d. "sicuritarie" degli strumenti penalistici, le quali si pongono, nel solco di quello che è stato descritto come "diritto penale del nemico", in un’ottica antitetica all’orientamento risocializzativo espresso dall’art. 27, comma 3, della carta costituzionale. L’assunto cardine della ricerca è costituito dalla constatazione di come la titolarità dei diritti inviolabili non dipende, nell’impianto costituzionale, dal giudizio sulle condizioni esistenziali o sulle capacità di un determinato individuo, bensì esclusivamente dalla sua esistenza in vita. Per cui l’agire secondo giustizia non è da reperirsi nell’operare in termini di reciprocità rispetto a un simile giudizio, ma nel costruire, anche in situazioni problematiche, criteriologie d’intervento conformi alla dignità di tutti i soggetti che delle medesime risultino destinatari. Il rispetto di ogni individuo vivente assume pertanto, nel sistema giuridico, il ruolo di presidio del principio di uguaglianza, manifestandosi come requisito essenziale dell’ordinamento democratico. Su questa base, il contributo muove dalla individuazione dei caratteri che configurano l’esistenza di una vita umana, affrontando, in particolare, le questioni che vengono dibattute con riguardo al riconoscimento del suo inizio e della sua fine, in relazione alle conseguenze rilevanti per il diritto. Ciò premesso, viene approfondita la problematica del ruolo giuridico che assume il consenso del paziente nell’attività medica, sia rispetto alla attivazione di terapie, sia rispetto alla interruzione delle medesime e al rilievo delle c.d. dichiarazioni anticipate di trattamento (anche con una specifica considerazione della problematica relativa ai c.d. stati vegetativi). Si analizzano, in particolare, la natura non esclusivamente contrattualistica del rapporto sanitario, nonché il ruolo e i contenuti del concetto di proporzionalità delle terapie. Dal punto di vista del sistema sanzionatorio penale, viene posto in evidenza lo stretto legame tra la nozione di giustizia sopra richiamata e l’orientamento rieducativo assegnato dalla Costituzione alla pena. Orientamento che, in questi termini, non si configura quale mera apertura a istanze umanitarie, bensì quale vera e propria strategia politico-criminale. Ne risulta infatti privilegiato un modello di prevenzione generale e speciale "positiva", che mira a tenere elevati nella società i livelli di adesione per scelta personale al rispetto dei precetti normativi e valorizza, in questo senso, strategie di responsabilizzazione e di reintegrazione sociale dei condannati. Un modello, pertanto, fondato sul "consenso", piuttosto che su dinamiche intimidative e neutralizzative ampiamente disponibili alla definitiva emarginazione sociale dei destinatari delle condanne penali e, nel contempo, assai poco sensibili a quella corresponsabilità sociale verso molteplici fattori che favoriscono la criminalità, il cui riconoscimento risulta indispensabile per attuare serie strategie di prevenzione primaria. Da una tale consapevolezza vengono desunte conseguenze non solo per la riforma del sistema sanzionatorio penale, ma anche per la costruzione delle fattispecie incriminatrici. Conclusivamente, e in rapporto a entrambi i nuclei problematici affrontati, è proposta una riflessione preoccupata circa le tendenze alla c.d. "flessibilizzazione" degli stessi diritti inviolabili e, in particolare, del diritto alla vita e del diritto al rispetto della dignità umana: dunque, alla "bilanciabilità" di quei diritti, date certe condizioni, con altri interessi. Di simili orientamenti si evidenziano derive attuali e potenziali assai delicate.
2010
Italiano
978-88-9681-8107
Libellula Edizioni
Il testo è disponibile anche nel sito web del Dipartimento di Scienze Giuridiche (Piacenza) dell'Università Cattolica del Sacro Cuore (v. supra). E' inoltre pubblicato, col titolo "La vita a rischio: luci ed ombre del nostro tempo", in F. Coruzzi - L. Eusebi - M. Zanichelli, La società contemporanea e il rispetto della vita, Quaderni del Centro di bioetica «Luigi Migone» di Parma, n. 6, ed. Mattioli 1885, Fidenza, 2010, pp. 15-73. Il testo è stato altresì pubblicato in ulteriori versioni parziali, con alcune limitate modifiche: - col titolo "Dinnanzi all’«altro» che ci è problema: l’«incostituzionalità» di ogni configurazione dell’«altro» come nemico" ed esclusi i paragrafi 4.1, 4.2, 4.3,, in "Archivio giuridico Filippo Serafini", CCXXIX, 2009-4, pp. 433-454 (esclusi i paragrafi di approfondimento biogiuridico nn. 4.1, 4.2, 4.3); - col titolo "Consenso nell’attività medica e dichiarazioni anticipate di trattamento alla luce della Costituzione", in "Quaderni di Scienza & Vita", n. 8 (Atti del Convegno nazionale "Liberi per vivere. Amare la vita fino alla fine" – Roma, 19 dicembre 2009), Roma, 2010, pp. 41-63 (escluso il paragrafo di approfondimento penalistico n. 5); - col titolo "Diritti inviolabili e tutela dei più deboli. L’etica della cura in medicina", in Aa.Vv., "Etica della cura. Riflessioni e testimonianze su nuove prospettive di relazione" (a cura di V. Colmegna, M. G. Guida, A. Ferrari, C. Sampietro), coll. La Cultura 686, Il Saggiatore, Milano, 2010, pp. 135-155 (escluso altresì, rispetto alla versione precedente, il paragrafo n. 6, sui rischi connessi alle dinamiche di c.d. flessibilizzazione dei diritti inviolabili).
Eusebi, L., Il rapporto con l'«altro» alla luce della Costituzione. I riflessi sulle problematiche del «fine vita» e l'«incostituzionalità» di ogni configurazione dell'«altro» come nemico, Dignità e diritto: prospettive interdisciplinari, Quaderni del Dipartimento di Scienze giuridiche dell Università Cattolica del Sacro Cuore - sede di Piacenza, Libellula Edizioni, Tricase 2010 <<Quaderni del Dipartimento di Scienze Giuridiche - UCSC Piacenza>>,: 39-70 [http://hdl.handle.net/10807/28297]
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