Padre, parola chiave costitutiva della/nella famiglia occidentale. Ci si deve chiedere se e perchè il padre in quanto parola chiave non sia 'chiave' della parola. E' proprio questa dimensione - la relazione strutturale tra l'accesso del soggetto umano alla parola e la funzione paterna- che viene mostrata attraverso una esigenza specifica della struttura relazionale come si reperisce nella clinica. Che ne è oggi dell'antica celebrazione del padre a livello simbolico? L'attualità si compiace di una crisi della figura paterna. Questa crisi non data da oggi, e nemmeno da ieri ma data seguendo Ariès sul filo della crisi dell' Ancien Regime . Per questo è decisivo chiedersi come mai proprio la grande Vienna possa ospitare un interrogativo sul padre come quello che Freud potrà porre attraverso lo specifico appello al padre cui lo porta la sua personale nevrosi? Lacan incomincia alla fine degli anni '30 la sua quérelle paterna, al seguito e oltre Freud praticamente alla sua morte, esattamente - e non casualmente- nel momento di innesco dell'esplosione materno infantile della psicoanalisi. Il rilievo dato alla funzione paterna come perno della normalizzazione edipica e il concetto di "preclusione" pongono l'idea che il padre non sia solo l'agente di una proibizione - à la Freud- ma è supporto alla Legge simbolica come tale, che è promozione del soggetto a livello del desiderio. Il padre in quanto Nome, in quanto operazione di linguaggio metaforizza il godimento materno e dal piccolo d'uomo produce un parlessere, segnato da una mancanza- a- essere. Il tema del Padre come principio di separazione simbolica è strettamente connesso a quello della generatività: il padre è perno di una logica metaforizzante prima di tutto della generazione stessa, strappata al suo 'naturale' e spostata nel mondo delle parole, del senso: il soggetto nasce al mondo, come 'messo a lato' secondo un originario spostamento dal suo essere muta presenza biologica. Questa operazione può non riuscire, indice questo di un non automatismo della struttura e della libertà del soggetto e della sua possibilità di scelta. In altri termini, vera funzione del Padre è dunque quella di unire (e non di opporre minacciosamente castrante) un desiderio con la Legge. Questo particolare rapporto con la questione paterna è il paradosso estremo della soggettività: del padre farne a meno a condizione di servirsene. Partendo dagli ultimi seminari di Lacan, padre è chi fa di una donna la sua causa sessuale. Certo non è padre ideale, e sembrerebbe più consono all'esercizio della funzione non solo come uni versale-simbolica ma capace di arrivare a un reale: dunque non solo Nome-del-Padre, orientante la sottrazione dell'oggetto materno, ma Padre del Nome e cioè funzione ospitante un'opacità ultima, la singolarità del soggetto, reale. E' lì che risieda la cura - singolare- che il padre apporta al figlio, affidato alla sua posizione edipica non solo per il suo posto simbolico, ma attraverso il suo limite, che si designa nella irripetibile opacità del nome.

Maiocchi, M. T., Dal Padre al Nome. Generare. Separare. De-cidere, <<STUDI INTERDISCIPLINARI SULLA FAMIGLIA>>, 2007; Promuovere famiglia (22): 77-109 [http://hdl.handle.net/10807/25034]

Dal Padre al Nome. Generare. Separare. De-cidere

Maiocchi, Maria Teresa
2007

Abstract

Padre, parola chiave costitutiva della/nella famiglia occidentale. Ci si deve chiedere se e perchè il padre in quanto parola chiave non sia 'chiave' della parola. E' proprio questa dimensione - la relazione strutturale tra l'accesso del soggetto umano alla parola e la funzione paterna- che viene mostrata attraverso una esigenza specifica della struttura relazionale come si reperisce nella clinica. Che ne è oggi dell'antica celebrazione del padre a livello simbolico? L'attualità si compiace di una crisi della figura paterna. Questa crisi non data da oggi, e nemmeno da ieri ma data seguendo Ariès sul filo della crisi dell' Ancien Regime . Per questo è decisivo chiedersi come mai proprio la grande Vienna possa ospitare un interrogativo sul padre come quello che Freud potrà porre attraverso lo specifico appello al padre cui lo porta la sua personale nevrosi? Lacan incomincia alla fine degli anni '30 la sua quérelle paterna, al seguito e oltre Freud praticamente alla sua morte, esattamente - e non casualmente- nel momento di innesco dell'esplosione materno infantile della psicoanalisi. Il rilievo dato alla funzione paterna come perno della normalizzazione edipica e il concetto di "preclusione" pongono l'idea che il padre non sia solo l'agente di una proibizione - à la Freud- ma è supporto alla Legge simbolica come tale, che è promozione del soggetto a livello del desiderio. Il padre in quanto Nome, in quanto operazione di linguaggio metaforizza il godimento materno e dal piccolo d'uomo produce un parlessere, segnato da una mancanza- a- essere. Il tema del Padre come principio di separazione simbolica è strettamente connesso a quello della generatività: il padre è perno di una logica metaforizzante prima di tutto della generazione stessa, strappata al suo 'naturale' e spostata nel mondo delle parole, del senso: il soggetto nasce al mondo, come 'messo a lato' secondo un originario spostamento dal suo essere muta presenza biologica. Questa operazione può non riuscire, indice questo di un non automatismo della struttura e della libertà del soggetto e della sua possibilità di scelta. In altri termini, vera funzione del Padre è dunque quella di unire (e non di opporre minacciosamente castrante) un desiderio con la Legge. Questo particolare rapporto con la questione paterna è il paradosso estremo della soggettività: del padre farne a meno a condizione di servirsene. Partendo dagli ultimi seminari di Lacan, padre è chi fa di una donna la sua causa sessuale. Certo non è padre ideale, e sembrerebbe più consono all'esercizio della funzione non solo come uni versale-simbolica ma capace di arrivare a un reale: dunque non solo Nome-del-Padre, orientante la sottrazione dell'oggetto materno, ma Padre del Nome e cioè funzione ospitante un'opacità ultima, la singolarità del soggetto, reale. E' lì che risieda la cura - singolare- che il padre apporta al figlio, affidato alla sua posizione edipica non solo per il suo posto simbolico, ma attraverso il suo limite, che si designa nella irripetibile opacità del nome.
2007
Italiano
Maiocchi, M. T., Dal Padre al Nome. Generare. Separare. De-cidere, <<STUDI INTERDISCIPLINARI SULLA FAMIGLIA>>, 2007; Promuovere famiglia (22): 77-109 [http://hdl.handle.net/10807/25034]
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