Il manoscritto assisiate 705, detto anche “Illuminati”, è noto per essere l’unico testimone conosciuto del laudario dei Disciplini di Santo Stefano; come laudario è stato molto studiato e recentemente edito . Il repertorio laudistico, però, riguarda solo i primi due dei quattro fascicoli che compongono il codice: terzo e quarto fascicolo contengono alcuni testi in latino relativi agli uffici che la fraglia era tenuta a celebrare, completati da due gruppi di lectiones – anch’esse in latino – che, a seconda del tempo liturgico, andavano recitate . Del primo gruppo di lectiones diede conto Angela Terruggia, notando che il loro testo altro non è se non un lungo e articolato pianto della Vergine che doveva essere ben noto ad Assisi, poiché un secondo manoscritto appartenuto alla Biblioteca del Sacro Convento ne riporta una redazione quasi identica, ma con diverso incipit . Franco Mancini ritornò sul testo delle lectiones, sostenendo che derivasse da un pianto mediano latino, successivamente inserito nel rituale della disciplina e, poi, divenuto la matrice di alcune lamentationes volgari . Ben conoscendo il ruolo dirimente delle sequenze di planctus nella nascita e nello sviluppo di quel “teatro della misericordia” che ebbe proprio nelle pratiche dei laici un elemento dirimente e imprescindibile , entrambi gli studiosi avevano colto l’importanza del testo conservato nei codici assisiati e della sua recita all’interno delle cerimonie confraternali. Ciononostante, questo singolare lamento della madre è stato oggetto solo marginale degli studi storico-letterari , venendo ignorato, invece, da quelli teatrologici o interessati alle devozioni drammatiche dell’Occidente medievale . Recenti contributi filologici, insieme a una più ampia mappatura delle fonti e a una loro lettura sullo sfondo del cambiamento drammatico che caratterizzò la spiritualità duecentesca ci consentono ora di far maggiore luce attorno al planctus “Illuminati” e alla sua originale struttura drammaturgica. Il presente contributo è articolato in due parti: nella prima si darà un elenco dei testimoni del testo a oggi noti, cercando di collocare ciascuna fonte entro il contesto spirituale cui appartenne. Nella seconda parte, invece, si mostrerà come questo planctus rivesta un’importanza centrale per la drammaturgia passionista in Europa e particolarmente in Italia.

Bino, C. M., Le lectiones latine del codice “Illuminati” e il Planctus Magistrae Doloris, in Teatro Sacro. Pratiche di dialogo tra religione e teatro, (Assisi, 08-10 September 2017), Morlacchi, Perugia 2019: 95-145 [http://hdl.handle.net/10807/143628]

Le lectiones latine del codice “Illuminati” e il Planctus Magistrae Doloris

Bino, Carla Maria
2019

Abstract

Il manoscritto assisiate 705, detto anche “Illuminati”, è noto per essere l’unico testimone conosciuto del laudario dei Disciplini di Santo Stefano; come laudario è stato molto studiato e recentemente edito . Il repertorio laudistico, però, riguarda solo i primi due dei quattro fascicoli che compongono il codice: terzo e quarto fascicolo contengono alcuni testi in latino relativi agli uffici che la fraglia era tenuta a celebrare, completati da due gruppi di lectiones – anch’esse in latino – che, a seconda del tempo liturgico, andavano recitate . Del primo gruppo di lectiones diede conto Angela Terruggia, notando che il loro testo altro non è se non un lungo e articolato pianto della Vergine che doveva essere ben noto ad Assisi, poiché un secondo manoscritto appartenuto alla Biblioteca del Sacro Convento ne riporta una redazione quasi identica, ma con diverso incipit . Franco Mancini ritornò sul testo delle lectiones, sostenendo che derivasse da un pianto mediano latino, successivamente inserito nel rituale della disciplina e, poi, divenuto la matrice di alcune lamentationes volgari . Ben conoscendo il ruolo dirimente delle sequenze di planctus nella nascita e nello sviluppo di quel “teatro della misericordia” che ebbe proprio nelle pratiche dei laici un elemento dirimente e imprescindibile , entrambi gli studiosi avevano colto l’importanza del testo conservato nei codici assisiati e della sua recita all’interno delle cerimonie confraternali. Ciononostante, questo singolare lamento della madre è stato oggetto solo marginale degli studi storico-letterari , venendo ignorato, invece, da quelli teatrologici o interessati alle devozioni drammatiche dell’Occidente medievale . Recenti contributi filologici, insieme a una più ampia mappatura delle fonti e a una loro lettura sullo sfondo del cambiamento drammatico che caratterizzò la spiritualità duecentesca ci consentono ora di far maggiore luce attorno al planctus “Illuminati” e alla sua originale struttura drammaturgica. Il presente contributo è articolato in due parti: nella prima si darà un elenco dei testimoni del testo a oggi noti, cercando di collocare ciascuna fonte entro il contesto spirituale cui appartenne. Nella seconda parte, invece, si mostrerà come questo planctus rivesta un’importanza centrale per la drammaturgia passionista in Europa e particolarmente in Italia.
2019
Italiano
Teatro Sacro. Pratiche di dialogo tra religione e teatro
Teatro sacro
Assisi
8-set-2017
10-set-2017
9788893921282
Morlacchi
Bino, C. M., Le lectiones latine del codice “Illuminati” e il Planctus Magistrae Doloris, in Teatro Sacro. Pratiche di dialogo tra religione e teatro, (Assisi, 08-10 September 2017), Morlacchi, Perugia 2019: 95-145 [http://hdl.handle.net/10807/143628]
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