All’epilogo della Grande guerra e nel cuore del percorso di ricomposizione del Medio Oriente post-ottomano, il destino del territorio che sarebbe divenuto la Transgiordania contemporanea appariva coma una sorta di rebus, la tessera mancante di uno scacchiere in via di composizione. Rispetto ai ben più allettanti contesti geografici che avrebbero di lì a poco assunto i nomi di Iraq, Siria, Libano e Palestina, tale territorio non destava interessi politici ed economici immediati. Esso era stato di fatto completamente ignorato durante il gioco diplomatico dei primi anni del conflitto. Nonostante ciò, come la Rivolta Araba aveva già evidenziato, la sua collocazione lo rendeva un punto di passaggio quasi obbligatorio: il “corridoio” che poteva sia unire sia separare e schermare i vari interessi diplomatici e geopolitici nella regione. Tale considerazione offre la prima prospettiva attraverso cui rileggere la vicenda che accompagnò la nascita del moderno stato hashemita di Transgiordania. Di fatto, il processo politico e negoziale che permise la composizione di questa unità politico-geografica regno di tribù nomadi, semi-nomadi e sedentarie fu possibile grazie all’attenta mediazione diplomatica britannica che, seppur mai veramente interessata alle sue sorti interne, ne comprese il potenziale valore per i suoi disegni mediorientali. Fu l’intuizione di Londra che fece della Transgiordania un Emirato sotto l’attuale dinastia hashemita, ritenendolo utile schermo a protezione del Mandato per la Palestina o comunque un territorio da presidiare per mantenere unita la via che dal Mediterraneo avrebbe condotto verso l’Asia britannica. Al tempo stesso, non si deve ignorare che il successo di questa operazione e i contenuti politici che essa acquisì furono determinati in maniera decisiva dall’atteggiamento assunto dai diversi potentati locali transgiordani che, dimostrando di ben comprendere il significato della congiuntura internazionale, cercarono di ricavare il maggior beneficio possibile dall’avvio dello state-building mandatario. Ne nacque una complessa dinamica di confronto e intreccio dove l’interesse geopolitico britannico si precisò e radicò attraverso l’effige dello stato hashemita al tempo del Mandato, mentre l’antico sistema tribale locale si gerarchizzò, ricompose e strutturò indossando l’abito del moderno ordinamento transgiordano emanazione della tradizione britannica. Il contributo si propone quindi di decostruire la consueta immagine dello stato hashemita giordano come prodotto artificiale della sola volontà coloniale di Londra. L’obiettivo è quello di offrire alcuni spunti analitici del complesso allineamento tra momento internazionale, regionale e locale attraverso cui vennero stabilite le regole del patto hashemita-transgiordano-britannico. Fu sulla base di tale intreccio che il regime transgiordano acquisì credibilità al di là delle sue immediate fragilità, inserendosi prima nello schema mediorientale britannico e divenendo poi il regime politico più longevo all’interno dello scacchiere mediorientale contemporaneo.

Maggiolini, P. M. L. C., La tessera mancante nello scacchiere mediorientale: la nascita dell'emirato di Transgiordania (1918-1933), in Mariele, M., Daniela, V. (ed.), Una storia, tante storie. Studi di storia internazionale, FrancoAngeli, Milano 2019: 69- 92 [http://hdl.handle.net/10807/140334]

La tessera mancante nello scacchiere mediorientale: la nascita dell'emirato di Transgiordania (1918-1933)

Maggiolini, Paolo Maria Leo Cesare
Primo
2019

Abstract

All’epilogo della Grande guerra e nel cuore del percorso di ricomposizione del Medio Oriente post-ottomano, il destino del territorio che sarebbe divenuto la Transgiordania contemporanea appariva coma una sorta di rebus, la tessera mancante di uno scacchiere in via di composizione. Rispetto ai ben più allettanti contesti geografici che avrebbero di lì a poco assunto i nomi di Iraq, Siria, Libano e Palestina, tale territorio non destava interessi politici ed economici immediati. Esso era stato di fatto completamente ignorato durante il gioco diplomatico dei primi anni del conflitto. Nonostante ciò, come la Rivolta Araba aveva già evidenziato, la sua collocazione lo rendeva un punto di passaggio quasi obbligatorio: il “corridoio” che poteva sia unire sia separare e schermare i vari interessi diplomatici e geopolitici nella regione. Tale considerazione offre la prima prospettiva attraverso cui rileggere la vicenda che accompagnò la nascita del moderno stato hashemita di Transgiordania. Di fatto, il processo politico e negoziale che permise la composizione di questa unità politico-geografica regno di tribù nomadi, semi-nomadi e sedentarie fu possibile grazie all’attenta mediazione diplomatica britannica che, seppur mai veramente interessata alle sue sorti interne, ne comprese il potenziale valore per i suoi disegni mediorientali. Fu l’intuizione di Londra che fece della Transgiordania un Emirato sotto l’attuale dinastia hashemita, ritenendolo utile schermo a protezione del Mandato per la Palestina o comunque un territorio da presidiare per mantenere unita la via che dal Mediterraneo avrebbe condotto verso l’Asia britannica. Al tempo stesso, non si deve ignorare che il successo di questa operazione e i contenuti politici che essa acquisì furono determinati in maniera decisiva dall’atteggiamento assunto dai diversi potentati locali transgiordani che, dimostrando di ben comprendere il significato della congiuntura internazionale, cercarono di ricavare il maggior beneficio possibile dall’avvio dello state-building mandatario. Ne nacque una complessa dinamica di confronto e intreccio dove l’interesse geopolitico britannico si precisò e radicò attraverso l’effige dello stato hashemita al tempo del Mandato, mentre l’antico sistema tribale locale si gerarchizzò, ricompose e strutturò indossando l’abito del moderno ordinamento transgiordano emanazione della tradizione britannica. Il contributo si propone quindi di decostruire la consueta immagine dello stato hashemita giordano come prodotto artificiale della sola volontà coloniale di Londra. L’obiettivo è quello di offrire alcuni spunti analitici del complesso allineamento tra momento internazionale, regionale e locale attraverso cui vennero stabilite le regole del patto hashemita-transgiordano-britannico. Fu sulla base di tale intreccio che il regime transgiordano acquisì credibilità al di là delle sue immediate fragilità, inserendosi prima nello schema mediorientale britannico e divenendo poi il regime politico più longevo all’interno dello scacchiere mediorientale contemporaneo.
2019
Italiano
Una storia, tante storie. Studi di storia internazionale
978-88-917-8730-9
FrancoAngeli
Maggiolini, P. M. L. C., La tessera mancante nello scacchiere mediorientale: la nascita dell'emirato di Transgiordania (1918-1933), in Mariele, M., Daniela, V. (ed.), Una storia, tante storie. Studi di storia internazionale, FrancoAngeli, Milano 2019: 69- 92 [http://hdl.handle.net/10807/140334]
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