Il contributo ricostruisce la storia di Shanghai nel periodo in cui vi arrivarono migliaia di rifugiati ebrei, in fuga dalle persecuzioni naziste in Europa. Dal 1842, in seguito al Trattato di Nachino, la città fu uno dei "porti aperti" dell'impero cinese e questa svolta, che portò molti stranieri a vivere nelle sue "concessioni", segnò la storia successiva di Shanghai dando vita ad un "capitalismo sino-straniero". Con la fine del sistema imperiale e l'avvio di un lungo e difficile processo di modernizzazione del paese, Shanghai seppe farsi interprete del tentativo di innovare adattando molte novità al contesto cinese. Agli "anni Haipai" (dello "stile di Shanghai"), che la resero famosa come "Parigi d'Oriente", seguì il duro periodo dell'occupazione giapponese. Arrivarono allora molti rifugiati ebrei: oltre 12.000 arrivi si registrarono nel 1939. I principali paesi di provenienza erano Germania e Austria, ma alcuni ebrei giunsero anche dalla Cecoslovacchia, dalla Polonia e da altri paesi dell’Europa centrale. I rifugiati ebrei arrivarono a Shanghai in anni oscuri e tragici per la città, in cui si diffondeva la miseria, e con essa le epidemie, in cui la violenza e la malavita dominavano la metropoli asiatica. Tuttavia l'esperienza dei rifugiati ebrei testimonia che Shanghai non smarrì completamente la propria identità e la propria vocazione al cosmopolitismo, all’inclusione, all’adattamento delle diversità.
Giunipero, E. M., Shanghai: apogeo e declino della "Parigi d'Oriente", in Giunipero, E. (ed.), Ebrei a Shanghai. Storia dei rifugiati in fuga dal Terzo Reich, ObarraO, Milano 2018: 15- 24 [http://hdl.handle.net/10807/134584]
Shanghai: apogeo e declino della "Parigi d'Oriente"
Giunipero, Elisa Maria
2018
Abstract
Il contributo ricostruisce la storia di Shanghai nel periodo in cui vi arrivarono migliaia di rifugiati ebrei, in fuga dalle persecuzioni naziste in Europa. Dal 1842, in seguito al Trattato di Nachino, la città fu uno dei "porti aperti" dell'impero cinese e questa svolta, che portò molti stranieri a vivere nelle sue "concessioni", segnò la storia successiva di Shanghai dando vita ad un "capitalismo sino-straniero". Con la fine del sistema imperiale e l'avvio di un lungo e difficile processo di modernizzazione del paese, Shanghai seppe farsi interprete del tentativo di innovare adattando molte novità al contesto cinese. Agli "anni Haipai" (dello "stile di Shanghai"), che la resero famosa come "Parigi d'Oriente", seguì il duro periodo dell'occupazione giapponese. Arrivarono allora molti rifugiati ebrei: oltre 12.000 arrivi si registrarono nel 1939. I principali paesi di provenienza erano Germania e Austria, ma alcuni ebrei giunsero anche dalla Cecoslovacchia, dalla Polonia e da altri paesi dell’Europa centrale. I rifugiati ebrei arrivarono a Shanghai in anni oscuri e tragici per la città, in cui si diffondeva la miseria, e con essa le epidemie, in cui la violenza e la malavita dominavano la metropoli asiatica. Tuttavia l'esperienza dei rifugiati ebrei testimonia che Shanghai non smarrì completamente la propria identità e la propria vocazione al cosmopolitismo, all’inclusione, all’adattamento delle diversità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.