All’interno della letteratura sull’assessment psicologico trova ampio spazio lo studio della relazione esistente tra i risultati dei test selfreport e dei test di tipica performance (e.g. Sultan e Chudzik, 2010). Paradigmatico il caso dell’impiego congiunto di due tra i test più diffusi ed impiegati a livello internazionale nelle loro varie versioni e revisioni: il test self-report Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI, Hathaway e McKinley, 1943; MMPI-2, Hathaway e McKinley, 1989; MMPI-2-RF, BenPorath e Tellegen, 2008; MMPI-A, Butcher et al., 1992; MMPI-A-RF, Archer, Handel, Ben-Porath e Tellegen, 2016) e il test di tipica performance Rorschach (Rorschach Comprehensive System, Exner, 1996; R-PAS, Meyer, Viglione, Mihura, Erard e Erdberg, 2011). La ricerca ha evidenziato che il livello di concordanza tra MMPI-2 e Rorschach, come quello in genere tra gli strumenti self-report e i test di tipica performance, può essere molto basso (Meyer, 1999). Come parziale giustificazione di questo apparente difetto di correlazione, diversi autori hanno puntato l’attenzione sull’influenza di specifiche variabili esterne. Da un lato, i risultati dei test self-report potrebbero essere influenzati dalle attitudini personali verso l’assessment. Dall’altro lato, le risposte ad un test proiettivo potrebbero essere ambigue o inficiate dall’umore del paziente. La ricerca sul tema ha, inoltre, messo in luce altre possibili variabili intervenienti, quali a) il grado di consapevolezza della persona rispetto ai tratti della propria personalità (Lecˇbych e Seitl, 2013) e b) il grado di apertura che le persone hanno durante la compilazione delle scale self-report (Berant, Newborn e Orgler, 2008). Rispetto a tali dimensioni, Meyer (1997, 1999) ha affermato che l’MMPI-2 e il test di Rorschach possono correlare tra loro nel momento in cui il cliente si interfaccia alle prove con il medesimo atteggiamento e ha identificato cinque modi prototipici di interazione tra paziente e test psicologico (difensivitàcostrizione deliberata, difensività-costrizione come struttura di personalità, range ottimale, esagerazione-dilatazione deliberata, esagerazione-dilatazione come struttura di personalità). L’autore ha evidenziato che nel momento in cui i pazienti utilizzano uno stile di risposta simile in entrambi i test, i costrutti concettualmente affini tra loro tendono a correlare positivamente. Al contrario, quando i pazienti utilizzano un atteggiamento differente nelle due prove, gli stessi costrutti psicologici tendono a correlare negativamente tra loro. Bornstein (2002) ha invece connesso la bassa correlazione alla diversa natura dei due test psicologici, contestualizzando i bassi coefficienti di correlazione all’interno di un «heteromethod convergence problem» (p. 47), ossia la problematica valutazione della correlazione quando sono utilizzati metodi differenti per indagare il medesimo costrutto. Sulla base di questi contributi sembra quindi importante, per comprendere il problema della discordanza tra i risultati dei test, analizzare sia l’atteggiamento che il rispondente manifesta nei confronti del test, sia la diversa natura dei test psicologici. In questo lavoro verrà quindi presentato il modello di integrazione dei risultati ottenuti all’MMPI-2 e al test di Rorschach elaborato da Stephen E. Finn (1996, 2007)1. Questo modello rende ragione delle concordanze e delle discordanze tra i due test psicologici prendendo in considerazione sia la diversa natura degli strumenti, sia l’atteggiamento del cliente nei loro confronti. Infine, l’utilizzo clinico di questo modello verrà illustrato attraverso due casi clinici.

Chudzik, L., Fantini, F., Durosini, I., Gennari, M. L., Aschieri, F., Come integrare i risultati dei test self-report e dei test di tipica performance? Il caso del Minnesota Multiphasic Personality Inventory-2 (MMPI-2) e del test di Rorschach, <<PSICOLOGIA CLINICA DELLO SVILUPPO>>, 2017; 21 (3): 503-514. [doi:10.1449/88505] [http://hdl.handle.net/10807/110825]

Come integrare i risultati dei test self-report e dei test di tipica performance? Il caso del Minnesota Multiphasic Personality Inventory-2 (MMPI-2) e del test di Rorschach

Chudzik, Lionel
Primo
Writing – Original Draft Preparation
;
Fantini, Francesca
Secondo
Writing – Original Draft Preparation
;
Durosini, Ilaria
Writing – Review & Editing
;
Gennari, Maria Luisa
Penultimo
Writing – Original Draft Preparation
;
Aschieri, Filippo
Ultimo
Writing – Original Draft Preparation
2017

Abstract

All’interno della letteratura sull’assessment psicologico trova ampio spazio lo studio della relazione esistente tra i risultati dei test selfreport e dei test di tipica performance (e.g. Sultan e Chudzik, 2010). Paradigmatico il caso dell’impiego congiunto di due tra i test più diffusi ed impiegati a livello internazionale nelle loro varie versioni e revisioni: il test self-report Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI, Hathaway e McKinley, 1943; MMPI-2, Hathaway e McKinley, 1989; MMPI-2-RF, BenPorath e Tellegen, 2008; MMPI-A, Butcher et al., 1992; MMPI-A-RF, Archer, Handel, Ben-Porath e Tellegen, 2016) e il test di tipica performance Rorschach (Rorschach Comprehensive System, Exner, 1996; R-PAS, Meyer, Viglione, Mihura, Erard e Erdberg, 2011). La ricerca ha evidenziato che il livello di concordanza tra MMPI-2 e Rorschach, come quello in genere tra gli strumenti self-report e i test di tipica performance, può essere molto basso (Meyer, 1999). Come parziale giustificazione di questo apparente difetto di correlazione, diversi autori hanno puntato l’attenzione sull’influenza di specifiche variabili esterne. Da un lato, i risultati dei test self-report potrebbero essere influenzati dalle attitudini personali verso l’assessment. Dall’altro lato, le risposte ad un test proiettivo potrebbero essere ambigue o inficiate dall’umore del paziente. La ricerca sul tema ha, inoltre, messo in luce altre possibili variabili intervenienti, quali a) il grado di consapevolezza della persona rispetto ai tratti della propria personalità (Lecˇbych e Seitl, 2013) e b) il grado di apertura che le persone hanno durante la compilazione delle scale self-report (Berant, Newborn e Orgler, 2008). Rispetto a tali dimensioni, Meyer (1997, 1999) ha affermato che l’MMPI-2 e il test di Rorschach possono correlare tra loro nel momento in cui il cliente si interfaccia alle prove con il medesimo atteggiamento e ha identificato cinque modi prototipici di interazione tra paziente e test psicologico (difensivitàcostrizione deliberata, difensività-costrizione come struttura di personalità, range ottimale, esagerazione-dilatazione deliberata, esagerazione-dilatazione come struttura di personalità). L’autore ha evidenziato che nel momento in cui i pazienti utilizzano uno stile di risposta simile in entrambi i test, i costrutti concettualmente affini tra loro tendono a correlare positivamente. Al contrario, quando i pazienti utilizzano un atteggiamento differente nelle due prove, gli stessi costrutti psicologici tendono a correlare negativamente tra loro. Bornstein (2002) ha invece connesso la bassa correlazione alla diversa natura dei due test psicologici, contestualizzando i bassi coefficienti di correlazione all’interno di un «heteromethod convergence problem» (p. 47), ossia la problematica valutazione della correlazione quando sono utilizzati metodi differenti per indagare il medesimo costrutto. Sulla base di questi contributi sembra quindi importante, per comprendere il problema della discordanza tra i risultati dei test, analizzare sia l’atteggiamento che il rispondente manifesta nei confronti del test, sia la diversa natura dei test psicologici. In questo lavoro verrà quindi presentato il modello di integrazione dei risultati ottenuti all’MMPI-2 e al test di Rorschach elaborato da Stephen E. Finn (1996, 2007)1. Questo modello rende ragione delle concordanze e delle discordanze tra i due test psicologici prendendo in considerazione sia la diversa natura degli strumenti, sia l’atteggiamento del cliente nei loro confronti. Infine, l’utilizzo clinico di questo modello verrà illustrato attraverso due casi clinici.
2017
Italiano
Chudzik, L., Fantini, F., Durosini, I., Gennari, M. L., Aschieri, F., Come integrare i risultati dei test self-report e dei test di tipica performance? Il caso del Minnesota Multiphasic Personality Inventory-2 (MMPI-2) e del test di Rorschach, <<PSICOLOGIA CLINICA DELLO SVILUPPO>>, 2017; 21 (3): 503-514. [doi:10.1449/88505] [http://hdl.handle.net/10807/110825]
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