Jaan Kross (1920-2007), lo scrittore estone più importante della seconda metà del Novecento, presenta tre racconti scritti tra il 1979 e 1980 (La ferita; La Grammatica di Stahl; La congiura), usciti in patria insieme ad altri nel 1988 nella raccolta "Silmade avamise päev" (“Il giorno della vista ritrovata”). Già insignito in Italia nel 1995 del Premio Internazionale Nonino in occasione della traduzione italiana de Il pazzo dello zar, opera del 1984 – un romanzo storico (il protagonista, il barone estone Timotheus van Bock, è un personaggio realmente esistito), ma anche filosofico e politico, che racconta il rapporto problematico tra l’intellettuale e il potere, l’individuo e la storia, l’individuo e la propria coscienza – Jaan Korss torna nuovamente alla ribalta grazie a un editore che nella perenne esplorazione letteraria dell’Europa del Nord, approda felicemente per la seconda volta alle coste estoni dopo la pubblicazione di Emil Tode, Terra di confine (trad. it. di F. Rosso Marescalchi, introduzione di Pirkko Peltonen, 172 pp.) nell’ormai lontano 1994. I tre racconti scelti di Kross sono emblematici, poiché abbracciano quel tragico periodo della storia estone che va dall’occupazione sovietica quale esito del patto MolotovRibbentrop dell’agosto del ’39 – un’occupazione che calpestò la dignità di uno stato dichiarato indipendente nel 1920, e costò per questo all’Unione Sovietica l’espulsione dalla Società delle Nazioni – alla successiva occupazione da parte della Germania nazista, paradossalmente salutata come liberatrice, fino alla fine della Seconda Guerra, quando nel 1944 l’Estonia tornò nuovamente nelle spire dell’Unione Sovietica.

Basso, I. M., Jaan Kross. Feroce autoaccusa di una vittima, <<ALIAS DOMENICA>>, 2015-02-21 [http://hdl.handle.net/10807/107168]

Jaan Kross. Feroce autoaccusa di una vittima

Basso, Ingrid Marina
2015

Abstract

Jaan Kross (1920-2007), lo scrittore estone più importante della seconda metà del Novecento, presenta tre racconti scritti tra il 1979 e 1980 (La ferita; La Grammatica di Stahl; La congiura), usciti in patria insieme ad altri nel 1988 nella raccolta "Silmade avamise päev" (“Il giorno della vista ritrovata”). Già insignito in Italia nel 1995 del Premio Internazionale Nonino in occasione della traduzione italiana de Il pazzo dello zar, opera del 1984 – un romanzo storico (il protagonista, il barone estone Timotheus van Bock, è un personaggio realmente esistito), ma anche filosofico e politico, che racconta il rapporto problematico tra l’intellettuale e il potere, l’individuo e la storia, l’individuo e la propria coscienza – Jaan Korss torna nuovamente alla ribalta grazie a un editore che nella perenne esplorazione letteraria dell’Europa del Nord, approda felicemente per la seconda volta alle coste estoni dopo la pubblicazione di Emil Tode, Terra di confine (trad. it. di F. Rosso Marescalchi, introduzione di Pirkko Peltonen, 172 pp.) nell’ormai lontano 1994. I tre racconti scelti di Kross sono emblematici, poiché abbracciano quel tragico periodo della storia estone che va dall’occupazione sovietica quale esito del patto MolotovRibbentrop dell’agosto del ’39 – un’occupazione che calpestò la dignità di uno stato dichiarato indipendente nel 1920, e costò per questo all’Unione Sovietica l’espulsione dalla Società delle Nazioni – alla successiva occupazione da parte della Germania nazista, paradossalmente salutata come liberatrice, fino alla fine della Seconda Guerra, quando nel 1944 l’Estonia tornò nuovamente nelle spire dell’Unione Sovietica.
Italiano
21-feb-2015
Basso, I. M., Jaan Kross. Feroce autoaccusa di una vittima, <<ALIAS DOMENICA>>, 2015-02-21 [http://hdl.handle.net/10807/107168]
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